Economia

Come è finita la storia della bolletta del telefono ogni quattro settimane

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-23

I parlamentari scoprono che con il ritorno alla fatturazione mensile le bollette aumentano e annunciano di aver presentato un esposto al Garante per le comunicazioni. Ma non potevano accorgersene quando hanno votato la legge?

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A novembre 2017 la commissione Bilancio del Senato approvò l’emendamento voluto dal PD che poneva fine alla fatturazione a 28 giorni nel caso di “imprese telefoniche, televisive e per servizi di comunicazione elettronica”. Da qualche tempo infatti le compagnie telefoniche (ed altri servizi in abbonamento) avevano iniziato a far pagare la bolletta ogni quattro settimane finendo di fatto per recuperare, alla fine dell’anno, una mensilità in più. Ad inizio dell’anno il Garante delle Comunicazioni (Agcom) era intervenuto per vietare questa modalità di fatturazione.

Come è finita la storia della bolletta del telefono ogni quattro settimane

Come era ampiamente prevedibile (ed infatti era stato previsto) nulla vietava alle compagnie di telecomunicazioni di alzare le tariffe per compensare la perdita della tredicesima mensilità. Così è stato e in questi giorni diversi utenti hanno ricevuto dal proprio gestore di telefonia la comunicazione che la fatturazione tornerà mensile ma che per questo motivo le tariffe aumenteranno dell’8,6%. Le compagnie telefoniche si giustificano dicendo che l’aumento è reso necessario per coprire le perdite derivanti dalla scomparsa del mese aggiuntivo che si era venuto a “creare” utilizzando l’emissione delle bollette ogni 28 giorni.
 

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Uno dei messaggi che le compagnie telefoniche stanno inviando ai clienti per comunicare l’aumento delle tariffe


I gestori spiegano ai clienti che “la spesa annuale non cambia” e che semplicemente il numero dei rinnovi mensili dell’offerta telefonica passa da 13 a 12. C’è però da rilevare che al momento dell’introduzione della fatturazione a 28 giorni gli utenti non avevano ottenuto uno sconto. Vale a dire che se pagavano 20 euro al mese sono stati “costretti” ad accettare di pagare la stessa cifra ogni quattro settimane. Cifra che teoricamente con il ritorno alla bolletta mensile avrebbe dovuto rimanere invariata. Con il passaggio da 12 a 13 mensilità, denunciava ad esempio il Fatto Quotidiano nell’ottobre del 2017, i consumatori avevano dovuto subire rincari dell’8,6%, per un totale di 1,2 miliardi di euro. Ora dopo la momentanea euforia la doccia fredda: le compagnie telefoniche annunciano un rincaro (ulteriore a questo punto) pari all’8,6%.

Come ma il PD si accorge solo ora del problema?

La decisione delle compagnie telefoniche di venire allo scoperto e dichiarare pubblicamente che con la bolletta ogni 28 giorni gli utenti avevano dovuto farsi carico di un discreto aumento non è passata inosservata dalle parti del Partito Democratico. Vale a dire di quel partito che aveva fatto approvare l’emendamento per consentire il ritorno alla fatturazione mensile senza però evidentemente prevedere un divieto per gli aumenti. La parlamentare Dem Alessia Morani  ha scoperto ieri il “bluff” delle compagnie telefoniche. Un bluff che punta a “strumentalizzare la novità legislativa allo scopo di coprire, per la seconda volta, l’aumento delle tariffe”. Il PD ha quindi deciso di presentare un esposto ad AgCom e AntiTrust per denunciare quella che Stefano Esposito definisce su Twitter “una truffa”.
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Ma è incredibile che nessuno nel PD si sia accorto prima, ovvero durante la fase della discussione della legge, di questa possibilità e non abbia fatto nulla per impedirlo. Oggi la Morani (assieme a Simona Malpezzi, Stefano Esposito e Alessia Rotta) invitano tutti a segnalare all’AgCom e all’Antitrust i “giochetti” delle compagnie telefoniche  che fanno “cartello” a discapito dei consumatori ignari. Ma se i consumatori hanno ottimi motivi per essere ignari di questi giochetti ci sarebbe da chiedersi quali ragioni hanno i parlamentari per essersi accorti solo ora della situazioni. Il legislatore avrebbe senza dubbio potuto e dovuto prevedere una situazione del genere e – se possibile – porvi rimedio anticipatamente.

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