Bitcoin: la corsa della criptovaluta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-29

Oggi ha sfondato quota 11mila dollari. La FED fa sapere che sta cominciando a pensare a un’offerta. La BCE per ora la boccia come strumento di politica economica. La Banca d’Italia parla di attività” vulnerabili a crisi di sfiducia che possono essere molto repentine”. Quali sono le opportunità e i rischi del bitcoin?

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Il bitcoin, dopo aver superato ieri per la prima volta nella sua storia la soglia dei 10.000 dollari, ha sfondato oggi anche quota 11.000 dollari, a 11.245 dollari. Dall’inizio dell’anno la criptovaluta è cresciuta del 900%. Il motivo della crescita del prezzo risiede nella sua scarsità: la criptovaluta non si batte ma si “estrae” e soprattutto se ne estrae sempre meno: solo 400 pezzi negli ultimi mesi. Il numero non potrà superare mai la soglia dei 21 milioni di criptomonete e oggi siamo a 16.5 milioni, a meno che tutti quelli che partecipano non siano d’accordo.

Bitcoin: la corsa della criptovaluta

Per ironia della sorte, proprio quando il bitcoin supera ogni record di cambio con il dollaro oggi le banche centrali parlano della criptovaluta: La Fed sta “iniziando a pensare a un’offerta” di valute digitali”, secondo quanto detto all’agenzia Bloomberg da William Dudley, presidente della Federal Reserve di New York, il quale precisa che “è prematuro” sostenere che ci sia ancora qualcosa di concreto in proposito. A chi gli chiede dei bitcoin, le criptovalute il cui prezzo dall’inizio dell’anno è cresciuto del 900% arrivando da meno di mille dollari a oltre 11.000, Dudley replica: “Sono molto scettico, penso che si tratti più che altro di un’attività speculativa”. E anche il vice direttore generale della Banca d’Italia Fabio Panetta in audizione alla Commissione finanze della Camera ha voluto dire la sua sul tema: i bitcoin e le criptovalute sono delle “attività, dei contratti, vulnerabili a crisi di sfiducia che possono essere repentine”.

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Bitcoin: il cambio con il dollaro (Il Messaggero, 29 novembre 2017)

“Non vorrei essere nei panni di chi dovrà scrivere le norme”. Peraltro non “abbiamo nessuna visibilità sul volume delle transazioni tranne quanto vengono convertite in euro ma queste sono la punta dell’iceberg”. Panetta ha ricordato come, a livello internazionale, i giudizi siano diversi: “l’ad di Jp Morgan ha detto che si tratta di una grande frode a cielo aperto, un’altra azienda sta iniziando a commercializzare un fondo che investe in bitcoin. Personalmente non vedo la forza intrinseca di questi strumenti, vi sono casi nella storia di mercati che hanno innescato crisi di fiducia in valute nazionali che hanno dietro la forza dello Stato. Credo che queste siano attività, contratti vulnerabili a crisi sfiducia che possono essere molto repentini“. Su come vadano normati il vice dg Panetta spiega come il tentativo cinese “non ha avuto successo” nonostante questo sia un paese che sa come imporre le le norme e questo induce a pensare che “non sia chiaro come aggredire” il fenomeno. “Ieri – conclude Panetta – vedevo un grafico con la dinamica del valore del bitcoin e l’evoluzione prezzo dei tulipani in Olanda di qualche secolo fa (una delle più famose ‘bolle’ finanziarie di tutti i tempi), vediamo se avrà la stessa evoluzione”.

Il bitcoin come bolla che scoppierà

Anche  il premio Nobel all’economia, Joseph Stiglitz, in un’intervista a Bloomberg ha detto più o meno le stesse cose:  “Il bitcoin ha successo solo per il suo potenziale di aggirare le regole e per la mancanza di supervisione: dovrebbe essere vietato. Non ha alcuna funzione sociale”. E oggi Cme Group, il più grande gruppo mondiale che opera sui derivati, con tre miliardi di contratti l’anno per un quadrilione di dollari, ha lanciato dei futures sui bitcoin in risposta alla domanda dei suoi utenti. Per ora i più grandi utilizzatori si trovano in paesi con valute poco stabili che hanno necessità di poter spostare rapidamente i loro soldi. Inutile dire però che sono anche un aiuto al riciclaggio e alle transazioni finanziarie coperte: una banda che vendeva farmaci contraffatti si faceva pagare in bitcoin.
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Secondo i calcoli del Bitcoin Energy Consumption Index di Digiconomis, il cosiddetto mining, cioè il sistema utilizzato per emettere Bitcoin attraverso la potenza di calcolo di un gran numerodi computer sparsi per il globo,richiede un’energia superiore a quella consumata in un anno da Paesi come Austria, Croazia o Ungheria. Una singola transazione in Bitcoin, si legge nel rapporto, assorbe un quantitativo di elettricità pari a quello che serve per il funzionamento di 10 grandi case americane.

Bitcoin: come funziona

L’idea del bitcoin nasce da Satoshi Nakamoto, pseudonimo di un uomo che vuole mantenere il suo anonimato, ed esce il 3 gennaio del 2009 con la fattualità spiegata sopra: un database distribuito tiene traccia delle transazioni sfruttando la crittografia per attribuirne la proprietà. Si possono pagare i servizi in bitcoin se il servizio è collegato ad una piattaforma e un portafogli elettronico. È possibile anche versare denaro contante in punti chiamati ATM, che si trovano “una a Milano, in via Merano, n.16; un’altra a Genova, via W.Fillak, 263r; Torino, Teatro Juvarra; Rovereto, Piazza Malfatti, n.27; Trento, via Roberto da Sanseverino; Udine, viale Palmanova, n.420; Firenze”, secondo quanto scrive Investire Oggi. Le commissioni però sono molto alte: in media, ritirare Bitcoin in cambio di cash presuppone un onere del 9,66%, mentre cedere Bitcoin per ritirare cash uno del 6,75%.

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Infografica sul funzionamento del bitcoin da Ubergizmo

E la Banca Centrale Europea cosa ne pensa? “Stiamo esaminando il Bitcoin e il blockchain: la tecnologia non è ancora matura perché venga considerata dalle banche centrali come uno strumento di politica monetaria”, ha detto nel settembre scorso Mario Draghi.
 
Foto copertina da Pixabay

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