Economia
Alitalia, il piano B è la nazionalizzazione “a tempo”
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-11-19
I soldi di Delta potrebbero finire per non salvare Alitalia, il piano di Lufthansa potrebbe non arrivare mai. In queste condizioni di partenza rimandare tutto potrebbe costituire, secondo alcuni nel governo, l’idea migliore. Che è però la peggiore per i contribuenti italiani
A due giorno dal termine per la presentazione dell’offerta vincolante da parte del consorzio guidato da Fs, la situazione sulla composizione della cordata che dovrà rilanciare Alitalia è sostanzialmente in stallo. In attesa di capire le mosse di Lufthansa, soprattutto un possibile ingresso nel capitale della società, finora sempre negato, continuano le trattative tra le parti. Proprio per la complessità delle trattative, appare sempre più probabile un ulteriore slittamento del termine. L’ennesimo.
Alitalia, il piano B è la nazionalizzazione “a tempo”
Ma c’è di più. Perché il governo, scrive oggi Lucio Cillis su Repubblica, sta pensando a un piano B: se nessun partner industriale dovesse concretizzare l’offerta potrebbe farsi strada l’ipotesi di una nazionalizzazione temporanea.
I tempi sono ormai strettissimi: il consiglio di amministrazione fiume di Lufthansa, dopo il primo passo di ieri sera, prosegue stamattina con l’analisi del piano industriale della Nuova Alitalia. Oggi toccherà anche ad Atlantia affrontare il tema. Mercoledì o giovedì mattina, infine, sarà il cda di Ferrovie dello Stato a pronunciarsi sul dossier. Ma se tutto dovesse andare storto – nessuna offerta dalla Germania e niente semaforo verde per Delta dai partner italiani – allora al ministero dello Sviluppo si passerà ad un possibile piano B. Ovvero una nazionalizzazione a tempo prima di cedere il pacchetto ripulito ai tedeschi.
Attualmente, a due giorni dalla deadline, le strade percorribili sono queste: i soci italiani, Fs, Atlantia e ministero dell’Economia, potrebbero scegliere come partner industriale gli americani di Delta, che fino ad oggi hanno messo sul piatto 100 milioni di euro e un piano industriale non molto convincente. Un piano che non piace ad Atlantia e ai piloti per i “buchi” sul lungo raggio, la mancanza di rotte aggiuntive a favore di Alitalia e i 2800 esuberi.
Alitalia tra Delta, Lufthansa e lo Stato Padrone
Altrimenti c’è l’ipotesi Lufthansa che deve portare a termine un lungo e tortuoso percorso interno al consiglio di amministrazione, prima di scoprire le carte e alzare l’offerta da puramente commerciale (com’è oggi) a partnership industriale. Il punto è che a Lufthansa si chiede un esborso tra i 120 e i 180 milioni ma nel CdA c’è chi non si fida della possibilità di acquistare Alitalia in questo momento e con la confusione politica che regna nel paese.
Questo mix potrebbe portare all’ennesimo rinvio dei tempi spiazzando tutti i protagonisti di una pièce drammatica durata per ben 30 mesi: un’eternità costata un miliardo di euro di prestito ponte, al netto della prossima elargizione da 400 milioni vincolata alla presentazione di un consorzio. Il ministero dello Sviluppo, però, starebbe valutando un’idea alternativa: quella di una nazionalizzazione a tempo, di circa dodici mesi. Una fase necessaria per sistemare il personale in eccesso senza traumi, mettendo a punto rotte e flotta. Una società più agile di quella odierna, guidata da esperti del settore aeronautico, da cedere successivamente ai tedeschi.
I soldi di Delta potrebbero finire per non salvare Alitalia, il piano di Lufthansa potrebbe non arrivare mai. In queste condizioni di partenza rimandare tutto potrebbe costituire, secondo alcuni nel governo, l’idea migliore. Che è però la peggiore per i contribuenti italiani.