IRES: l’aumento delle tasse per gli enti non commerciali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-21

L’aliquota non sarà più del 12% ma sale al 24% per gli enti non commerciali: enti di assistenza e beneficenza, enti ospedalieri, istituti di studio e istruzione senza fini di lucro, accademie, corpi scientifici, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche

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Uno dei provvedimenti che Luigi Di Maio ha dimenticato di inserire nella lista delle cose fatte e che Matteo Salvini non rivendica su Facebook mentre mangia la peperonata è l’aumento dell’aliquota IRES destinata agli enti non commerciali. Questi ultimi prima pagavano un’aliquota ridotta ma il governo Conte ha deciso di aumentare loro le tasse ma senza bannerino su Facebook che pubblicizza l’evento, chissà perché. Nicola Lillo sulla Stampa spiega quello che succederà:

Il governo Lega Cinque Stelle ha deciso di intervenire su questa voce per recuperare risorse per il reddito di cittadinanza e quota 100. Una scelta che ha portato i vescovi italiani a bocciare la finanziaria e chiedere di fare marcia indietro rispetto a questa misura. L’aliquota interessata raddoppia dal 12 al 24 per cento, portando così nelle casse dello Stato 118 milioni.

Il mondo del sociale e della beneficenza sono già in rivolta per un provvedimento considerato iniquo. «Stiamo seguendo i contenuti della legge di Bilancio, rispetto ai quali non mancano elementi di preoccupazione, che ci auguriamo di poter veder superati», avverte il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, il quale spera che la volontà di realizzare alcuni obiettivi di governo «non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici a cui è legata la stessa crescita economica, culturale e scientifica del Paese».

L’aliquota non sarà più del 12% ma sale al 24% per gli enti non commerciali: enti di assistenza e beneficenza, enti ospedalieri, istituti di studio e istruzione senza fini di lucro, accademie, corpi scientifici, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche. Sono compresi anche gli istituti autonomi per le case popolari e loro consorzi e gli enti con le stesse finalità sociali. L’intervento vale 118 milioni nel 2019 e 158 milioni dal 2020. E i vescovi si sono arrabbiati:

I vescovi sono comunque «consapevoli delle difficoltà in cui versa il Paese, come pure delle richieste puntuali della Commissione Europea», ma nonostante questo vengono sollevate preoccupazioni dato che con questa misura vengono penalizzate tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario. Quelle realtà che «spesso fanno fronte a carenze dello Stato, assicurando servizi e prossimità alla popolazione».

Il beneficio ora abolito spettava anche agli enti ecclesiastici, per i redditi da immobili, terreni, conti correnti, investimenti e da attività di impresa come scuole o gestione di attività ricreative. Per questo il vicepremier Luigi Di Maio in un intervento su Facebook rivendica senza esitazioni il taglio, parlando di «eliminazione dell’Ires per gli enti non commerciali, cioè c’è tutta la partita delle agevolazioni agli enti ecclesiastici che iniziamo a ridurre».

Leggi sull’argomento: Legge di bilancio: tutto quello che il governo ha fatto e Di Maio non dice

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