Economia
«Abolire le tasse dell’università? Serve ai ricchi e a Di Maio»
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-01-08
Matteo Renzi critica con sarcasmo la proposta di Pietro Grasso. Che su facebook decide di rispondere nel merito alle critiche: «Abolire le tasse universitarie significa promuovere la giustizia sociale: abbiamo il 26% di laureati nella fascia dei cittadini tra i 30 e i 34 anni, la media europea è del 40%»
“È un favore ai ricchi e ai fuori-corso. Una norma scritta da Grasso ma pensata per Di Maio“. Lo ha detto il leader dem, Matteo Renzi, a “Otto e mezzo” su La7, commentando la proposta di LeU sull’abolizione delle tasse universitarie. Rispetto alla proposta lanciata da Pietro Grasso di abolire le tasse universitarie, è d’accordo? “No, è un favore ai ricchi e ai fuoricorso”, ha detto il segretario del Pd nel corso della trasmissione tv Otto e Mezzo di La7 interpellato da Lilli Gruber. “È una proposta scritta da Grasso ma pensata per Di Maio”, ha poi scherzato Renzi.
«La proposta di Grasso sull’università? È pensata per Di Maio»
La critica di Renzi ricalca quella di Luigi Marattin: «In questo modo il costo dell’istruzione universitaria sarebbe finanziato dalla fiscalità generale (cioè per quanto riguarda le famiglie, coloro che pagano l’Irpef). Quella che sembra una proposta di sinistra, è in realtà una proposta di destra. Perché? Poiché una buona parte di coloro che pagano l’Irpef hanno un reddito basso e non ricevono servizi universitari, scegliere di far finanziare gli Atenei interamente dalla fiscalità generale si traduce in un trasferimento di circa 2,5 miliardi dai “più poveri” ai “più ricchi”. Non propriamente una misura di sinistra, tantomeno “dura e pura”».
Attualmente nell’anno 2017/18 un iscritto su tre rientra di diritto nella no tax area, l’esonero totale dai contributi universitari previsto dalla legge di Bilancio del 2017 riconosciuto a chi ha determinati requisiti di reddito e di merito. A certificarlo sono i dati dell’Inps che registrano al 21 novembre scorso oltre 543mila dichiarazioni Isee – l’indicatore di reddito e patrimonio familiare – presentate per le università (Iseeu) che si posizionano al di sotto dei 15mila euro. Il tetto di legge per l’esonero è di 13mila euro, ma molti atenei hanno stabilito limiti a 15mila, se non addirittura a 23mila euro.
La risposta di Pietro Grasso
In serata però Pietro Grasso aveva risposto alle critiche di Tommaso Nannicini su Facebook spiegando meglio i termini della sua proposta.
Nannicini dice che abolendo le tasse universitarie vogliamo favorire i ricchi. Allora immagino si stia scagliando anche contro il welfare tedesco e quello scandinavo (che sapevo essere Paesi impregnati di cultura socialdemocratica). Sono i Paesi europei ai quali ci ispiriamo quali modelli di garanzia del diritto allo studio e applicazione di diritti universali. Lì l’università è gratuita. Spero che Renzi scriva ai suoi colleghi scandinavi del Gruppo dei Socialisti e Democratici per spiegargli che sono di destra. Se vuole, può dirlo anche a Corbyn e Sanders.
“Ma noi non siamo la Germania!” Ci dicono altri. Su questo punto, purtroppo, è vero. La Germania investe mezzo punto di PIL in più del nostro nell’università; noi non arriviamo allo 0.5%. Gravissimo errore: investire in competenze è l’unico modo per investire in crescita e futuro. Dobbiamo garantire ai nostri figli e nipoti che, oltre a non pagare le tasse universitarie, siano date loro borse di studio e residenze studentesche, e più docenti di ruolo e ben preparati. Davvero mi volete dire che non siamo capaci di spostare mezzo punto di PIL nel sistema universitario e in una piccola porzione di welfare per i giovani? Ovviamente c’è sempre “ben altro da fare”: noi pensiamo che questa sia la priorità.