I 16 consiglieri PD Lazio rinviati a giudizio per i fondi regionali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-28

I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa. Tra loro l’ex capogruppo Esterino Montino

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Tutti a giudizio i 16 ex consiglieri regionali Pd del Lazio, tra cui l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino, coinvolti nell’inchiesta sulla gestione dei fondi destinati ai gruppo consiliari. Lo ha deciso il gup Alessandra Boffi accogliendo le richieste dei pm Alberto Pioletti e Laura Condemi. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa.

I 16 consiglieri PD Lazio rinviati a giudizio per i fondi regionali

Tra gli altri rinviati a giudizio ci sono Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia, Daniela Valentini, Marco Di Stefano ed Enzo Foschi. Il processo prenderà il via il prossimo 22 gennaio davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del tribunale per reati che vanno, a seconda delle posizioni, dal peculato all’abuso d’ufficio, dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio alla truffa. I fatti contestati dalla Procura vanno dal 2010 al 2013 e fanno riferimento all’utilizzo dei fondi regionali anche per l’acquisto di servizi in realtà mai effettuati dalle società coinvolte, o comunque non riscontrati.
16 consiglieri pd
Ad alcuni degli imputati, come nel caso di Moscardelli, viene contestato dalla procura l’abuso d’ufficio per le assunzioni di collaboratori, costate alla Pisana oltre un milione e mezzo di euro, personale che secondo gli inquirenti i consiglieri avrebbero dovuto pagare con i loro contributi e non con quelli del gruppo e che, illecitamente, sarebbe stato ingaggiato, tra il 2010 e il 2012, senza alcuna selezione pubblica. Ad altri contestato invece il peculato per il denaro concesso ad alcune associazioni. Moscardelli intanto, difeso dall’avvocato Renato Archidiacono, ha assicurato di non aver commesso alcun illecito e ha preannunciato di voler essere giudicato con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti.  “E’ la solita storia – sottolinea Roberta Lombardi già in piena campagna elettorale -: fondi pubblici, soldi nostri, spesi e sperperati dai partiti in modo illecito. I reati contestati sono peculato, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e truffa. Noi abbiamo la possibilità di mandarli a casa una volta per tutte. Non perdiamo quest’occasione! La Regione Lazio è, tra le altre cose, acqua, casa e sanità. Molto della nostra vita ogni giorno dipende dalla Regione, non possiamo lasciarla in mano a queste persone”.

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