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La vera storia dei 14 positivi su 60 al test “per il Coronavirus” a Napoli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-05

Ieri sui giornali campani ha cominciato a girare una storia molto curiosa che riguardava i controlli al casello autostradale e alla stazione di Napoli e la notizia, incredibile per le sue proporzioni, che erano stati trovati 15 positivi al “test per il Coronavirus” su 60 controllati. Ma c’è un problema. Anzi, ce ne sono molti

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Ieri sui giornali campani ha cominciato a girare una storia molto curiosa che riguardava i controlli al casello autostradale e alla stazione di Napoli e la notizia, incredibile per le sue proporzioni, che erano stati trovati 15 positivi al “test per il Coronavirus” su 60 controllati. In pratica uno su quattro tra quelli che arrivavano in città, a causa del modo in cui era stata posta la questione, risultavano malati di COVID-19: un buon motivo per rispolverare i lanciafiamme di De Luca. Peccato che il modo in cui è stata posta la questione sia completamente sbagliato. E di conseguenza lo sia anche l’analisi dei numeri. Vediamo perché.

La vera storia dei 15 positivi su 60 al test “per il Coronavirus” a Napoli

Ieri sono scattati i controlli alla stazione di Napoli e i numeri dei rientri da Milano a Napoli sono stati meno catastrofici di quelli previsti: meno di 400 i passeggeri che si sono imbarcati sul primo Frecciarossa diretto dal capoluogo lombardo ieri alle 7. Ma i controlli sono scattati anche nelle autostrade. Al casello della A1 di Napoli si è proceduto a un controllo a campione (cioè casuale) di 60 automobilisti. E la storia è stata presentata così:

Questa mattina sono stati effettuati i primi 60 tamponi che hanno rivelato la presenza di ben 14 casi positivi al test rapido. Un risultato che dovrà essere adesso confermato dal vero e proprio tampone per il Coronavirus. Persone che hanno sviluppato gli anticorpi e che sono stati in contatto con portatori attivi del virus. Queste persone possono essere considerate dei pazienti contagiati a tutti gli effetti.

coronavirus controlli napoli

La notizia è circolata però prima del bollettino dell’unità di crisi della Regione Campania. Che, quando è uscito, ha ridimensionato di molto la questione:

L’Unità di Crisi della Regione Campania rende noto che ieri, nell’ambito dei controlli effettuati presso le stazioni ferroviarie della Campania, “nei posti di sorveglianza ai caselli autostradali, all’aeroporto di Capodichino e in alcuni luoghi nevralgici del territorio, sono stati registrati 1706 passeggeri provenienti da fuori regione. Tutti sono stati sottoposti a misurazione della temperatura. 15 passeggeri avevano una temperatura pari o superiore a 37.5. Sulla base delle valutazioni mediche, al momento, le Asl hanno sottoposto a test rapido ed eventualmente a tampone naso-faringeo, alcuni passeggeri”.

Da fonti di Palazzo Santa Lucia si apprende anche che 320 soggetti sono stati sottoposti a test rapido e 19 sono risultati positivi. “Per quanto riguarda i tamponi effettuati – si legge in un comunicato emesso ieri sera – tre di questi relativi a persone sottoposte a screening alla barriera di Napoli Nord sono risultati negativi. Si attendono i referti dei restanti tamponi. Tutte le persone provenienti da fuori Campania sono state poste in isolamento domiciliare».

Cosa è successo quindi? È successo che potremmo considerare quei 14 positivi le prime “vittime” del corto circuito informativo prossimo venturo sui test sierologici.  I controlli sanitari erano stati disposti nei confronti di chiunque avesse una temperatura corporea superiore a 37,5 gradi. E già pare strano che ci fosse un numero così alto di febbricitanti – forse è il caso di rivedere la taratura dei termoscanner? Ma soprattutto, quello che ancora non è chiaro – e non lo sarà per molto tempo – è che il test sierologico non ci dice con assoluta certezza se si è malati di COVID-19: quel ruolo lo possono assolvere attualmente soltanto i test del tampone. I test sierologici – i kit che attraverso il prelievo del sangue verificano la presenza degli anticorpi e dunque il contatto con il virus – ci forniscono solamente un’indicazione di massima sul se una persona ha fabbricato anticorpi contro il virus Sars-Cov-2, nel qual caso significa che è venuto in contatto con esso in un passato più o meno recente. Gli anticorpi che si vanno a cercare sono essenzialmente di due tipi: IgM (Immunoglobuline M) e IgG (Immunoglobuline G). Le IgM vengono prodotte per prime in ordine di tempo dopo che è avvenuta l’infezione, le IgG successivamente.

test sierologici come funzionano

Test sierologici: quali sono (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Ecco quindi che una affermazione del tipo “abbiamo trovato quindici positivi al test” di per sé non significa nulla se prima non si spiega perché la risposta è positiva e cosa può e non può significare. Il fatto che i primi tre tamponi siano risultati negativi ci dice tutto. Ma vedrete che mentre sta partendo l’indagine campionaria del governo sulla popolazione e le Regioni ne hanno comprati per 4 milioni credendo così di poter dare inesistenti “patenti di immunità” ai propri cittadini, nei prossimi mesi su questa storia ci sarà molto da ridere.

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