Vanzina risponde alle polemiche su Lockdown all’italiana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-20

Enrico Vanzina in un’intervista sul Corriere della Sera, difende il suo film “Lockdown all’italiana”. Secondo il regista “grandi firme” come Gramellini o Mattia Feltri hanno spiegato di cosa si tratta e si sta dando troppo spazio a quelli che lo hanno criticato che sono “pochi signori codardi” con un profilo falso

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Enrico Vanzina in un’intervista sul Corriere della Sera, difende il suo film “Lockdown all’italiana”. Secondo il regista “grandi firme” come Gramellini o Mattia Feltri hanno spiegato di cosa si tratta e si sta dando troppo spazio a quelli che lo hanno criticato che sono “pochi signori codardi” con un profilo falso:

Enrico Vanzina, si aspettava tante polemiche per il suo «Lockdown all’italiana»?
«Ho un’età in cui posso sorridere delle critiche, noto, però, che chi spara sentenze parla di un film che va nelle sale il 15 ottobre e che nessuno ha ancora visto. Si sta dando la grancassa a pochi signori codardi dietro profili falsi, mentre il tema vero è il diritto alla commedia, che è sacrosanto. Queste non sono polemiche su di me, ma sul diritto di esistere della commedia».

Quindi che cosa risponde a quelli che dicono che non si scherza su una tragedia che ha fatto 35 mila morti?
«Ma niente… Hanno risposto già grandi firme, incluso Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, spiegando che si tratta di una commedia sulla convivenza forzata, non di un film con le infermiere scosciate inseguite da erotomani asintomatici. Io, per ragioni anagrafiche e familiari, essendo anche figlio di Steno, sono fiero di far parte della commedia all’italiana, che è un vanto del nostro Paese e che, anche sotto la cappa delle guerreedella fame, ha sempre raccontato personaggi umani che mantengono debolezze e miserie»

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Ci sarà pure un limite. Il suo qual è?
«Il buon gusto. Per ogni cosa, bisogna vedere come la fai. Questo è un film buffo e spiritoso su tante situazioni paradossali da lockdown, ma soprattutto è un film rispettosissimo e malinconico, che mette a fuoco con delicatezza i problemi che abbiamo vissuto. Il film, dopo i titoli di testa, inizia con una didascalia. Questa: “Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro che per dare l’esempio”. Firmato Jacques Prévert. Per dire che non è un cinepanettone. Parola orribile che non mi appartiene»

Lockdown all’italiana sarà un successo di incassi? Probabile. Ma forse tacciare la sequela di critiche che sono piovute da ogni parte come “poche” e “false” non è indice di grande sensibilità: con 36mila morti di persone che hanno parlato perché toccate sulla propria pelle dal Coronavirus ce ne sono state tante. E sono tutte vere. E si firmano anche, come Stefano Disegni oggi sul Fatto. Sarà una grande firma pure lui secondo Vanzina?

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