Il mistero delle tre buste esplosive a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-03

Le lettere erano indirizzate a due ex dipendenti delle università (Tor Vergata e Roma Tre) e a un’ex dipendente dell’Inail. Non c’era nessun biglietto, né un volantino di rivendicazione. Il pericolo è che  in circolazione ci siano altre buste esplosive, identiche a quelle recapitate ieri

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Tre pacchi bomba, destinati ad altrettante donne, tra ieri e domenica sera hanno sconvolto Roma. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri e la Digos: «Non c’è una matrice politica, l’eversione non c’entra», spiegano gli inquirenti.

Il mistero delle tre buste esplosive a Roma

Racconta oggi Repubblica che il primo pacco ha preso fuoco dopo essere caduto per terra domenica sera nel centro meccanografico postale di via Gino Cappanini, a Fiumicino, cittadina del litorale romano, ferendo un’impiegata che lavorava alla distribuzione. La seconda busta è esplosa alle 18.30 di ieri, in via Piagge, al Nuovo Salario: a rimanere ferita la destinataria del plico, una 54enne che è stata trasportata al Policlinico Umberto I, in condizioni non gravi. La terza busta è esplosa in via Alfredo Fusco, alla Balduina: a finire in serata in ambulanza al Policlinico Gemelli con ustioni al viso e alle mani la destinataria, una donna di 68 anni.

Si sta cercando di capire quale dunque sia il legame tra le tre donne: appare infatti chiaro che la mano sia la stessa. L’involucro, una scatola, è identico, il contenuto anche: una busta con polvere nera attivata con un rudimentale e artigianale innesco. Anche le modalità di spedizione si somigliano: la destinataria del plico che ha preso fuoco al centro di Fiumicino, lavorava al policlinico universitario Tor Vergata e il mittente, che non l’avrebbe minimamente insospettita, era proprio il Policlinico Tor Vergata. Mittente del pacco arrivato all’impiegata dell’Inail che abita nel quartiere Nuovo  Salario era invece un’amica di Bologna: con la busta in mano la donna stava cercando di chiamarla quando l’ordigno è esploso.

lettere esplosive roma

Le lettere erano indirizzate a due ex dipendenti delle università (Tor Vergata e Roma Tre) e a un’ex dipendente dell’Inail. Spiega oggi Il Messaggero che non c’era nessun biglietto, né un volantino di rivendicazione:

Il modus operandi richiama quello degli anarchici. Ma l’unico indizio che porta a questa pista è quello del confezionamento della lettera-bomba. Per il resto nessun tipo di legame con gli eversivi. Forse un folle che ha un conto in sospeso con qualcuno? Di certo tre episodi inquietanti. Polizia e carabinieri hanno immediatamente avviato accertamenti tecnici e investigativi sulle tre buste e sulle sostanze o i meccanismi che eventualmente contenevano.

Accertamenti che si avvarranno di macchinari per rilevare eventuali impronte. Poter risalire a come e con quale materiale sono state confezionate le buste esplosive può mettere sulle tracce di chi le ha confezionate. Nessuna delle tre buste esplose a Roma conteneva una rivendicazione. Secondo quanto si apprende da fonti investigative, i tre ordigni sarebbero apparentemente identici e questo farebbe pensare che a confezionarli sia stata una sola mano, anche se saranno gli esami scientifici a confermare l’ipotesi.

Le tre donne colpite dalle lettere esplosive di Roma

O primi riscontri sui destinatari avrebbero fatto emergere che si tratterebbe di soggetti “sconosciuti”, senza alcun rilevanza pubblica. A parte una delle donne, moglie di un ex esponente politico comunale. Dunque potrebbe essere probabile la pista dello squilibrato e si stanno facendo verifiche sulla vita delle tre signore alle quali sono stati recapitati i plichi bomba. Intanto il pericolo è che  in circolazione ci siano altre buste esplosive, identiche a quelle recapitate ieri.

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Un’unica regia sulle cui motivazioni resta tutto avvolto nel mistero. Forse l’opera di uno squilibrato.

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