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Flavio Tosi: l’ex leghista indagato per peculato in un’inchiesta sulla ‘ndrangheta
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-06-04
Nell’inchiesta i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio ed estorsione. Tosi, si apprende dalle carte dell’indagine, è invece accusato di concorso in peculato
L’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, è tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Venezia che ha portato oggi a 26 misure cautelari, tra le quali 23 arresti, a carico di un’associazione criminale che agiva nel capoluogo scaligero, riconducibile alla cosca dell’ndrangheta degli Arena-Nicosia. Nei confronti dell’ex sindaco l’accusa è concorso in peculato.
Flavio Tosi: l’ex leghista indagato per peculato in un’inchiesta sulla ‘ndrangheta
Nell’inchiesta i reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio ed estorsione. Tosi, si apprende dalle carte dell’indagine, è invece accusato di concorso in peculato in relazione alla distrazione da parte dell’ex presidente della municipalizzata dei rifiuti Amia, Andrea Miglioranzi (ai domiciliari) di una somma “‘non inferiore a 5.000 euro” per pagare la fattura di un’agenzia di investigazioni privata, su prestazioni in realtà mai eseguite in favore di Amia, ma nell’interesse di Tosi. ( La pagina facebook della Lega ha dato con molta enfasi la notizia, evidentemente considerando Tosi ormai un nemico politico visto che ha lasciato il Carroccio in polemica con Salvini.
Il boss della ‘Ndrangheta che gestiva l’organizzazione nel veronese è Antonio Gardino detto «Totareddu», uomo vicino alla cosca Arena-Nicoscia. L’attività del gruppo mafioso – è stato detto da inquirenti e investigatori a Venezia – ha portato al sequestro di 15 milioni di euro frutto di un’attività volta al riciclaggio ed allo spaccio di stupefacenti, con società fittizie che evadevano il fisco e creavano provviste di denaro. Non un fenomeno mafioso tradizionale ma organizzato con una rete di contatti nel territori – come hanno sottolineato il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi e Francesco Messina, dell’anticrimine – che ha coinvolto la municipalizzata veronese Amia per lo smaltimento dei rifiuti, che faceva circolare denaro, corsi di formazione, con due dirigenti che sono tra gli indagati. Il denaro gestito nel veronese giungeva dalla Calabria, veniva riciclato per lo più attraverso imprese edili portando ai reati di riciclaggio, estorsione ed evasione fiscale. Degli arrestati, in totale 26, 16 sono agli arresti con contestata l’associazione di stampo mafioso. L’indagine è in corso e oltre alle persone colpite da misure cautelari ci sono ulteriori indagati.