Torino: la foto agghiacciante dei posti letto nella cappella dell’ospedale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-21

Questa foto è la rappresentazione della gravità nella quale stiamo vivendo. I posti letto nella cappella dentro l’Ospedale Martini. La struttura è pronta ad accogliere ulteriori malati. Le barelle sono lì da qualche giorno, per ora vuote, ma pronte

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Questa foto pubblicata oggi dal Corriere della Sera di Torino è agghiacciante per molti motivi: perché mostra che non ci sono posti letto negli ospedali che pure hanno aumentato la propria capacità e riconvertito interi piani per curare le persone contagiate dal Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19. Questa foto, scrive il quotidiano, è “la rappresentazione della gravità nella quale stiamo vivendo. I posti letto nella cappella dentro l’Ospedale Martini. La struttura è pronta ad accogliere ulteriori malati. Le barelle sono lì da qualche giorno, per ora vuote, ma pronte: il Piemonte vede salire di giorno in giorno i contagi e gli ospedalizzati. Una corsa contro il tempo per salvare i pazienti”.

Torino: la foto agghiacciante dei posti letto nella cappella dell’ospedale

Intanto nella regione ci sono oltre tremila contagi e un numero di morti mai così alto dall’inizio dell’emergenza. Il Piemonte non vuole diventare un’altra Lombardia e, dopo aver minacciato di andare per proprio conto nelle misure per limitare i contagi, chiede aiuto al governo. “Abbiamo bisogno di materiali, uomini”, sottolinea il governatore Alberto Cirio, che in una lettera al premier Giuseppe Conte parla di “situazione drammatica”: “Le nostre proiezioni ci dicono che in meno di tre giorni – è il suo allarme – i casi di contagio in Piemonte raddoppieranno, avvicinandosi al livello di saturazione della rete di terapia intensiva regionale”. Per il Piemonte le ultime 24 ore sono state le peggiori: 44 morti, che fanno salire ad oltre duecento il triste bilancio delle vittime. “Comprendiamo bene che la situazione sia difficile in tutto il Paese, ma il nostro caso insieme a quello della Lombardia non lascia più neanche un minuto da perdere”, aggiunge il governatore di una Regione che dall’inizio dell’emergenza “sta facendo miracoli”. “Abbiamo incrementato di oltre il 65% i posti di terapia intensiva, insieme al Veneto siamo tra le Regioni che hanno fatto in questo senso lo sforzo più grande. Ma non basta”, insiste il governatore, che nella lettera firmata con il commissario straordinario per il coronavirus in Piemonte, Vincenzo Coccolo, e l’intera giunta regionale, chiede al premier Conte “di aprire per il Piemonte una via di priorità d’urgenza”. “Nel distribuire gli aiuti, Roma deve tener conto delle proiezioni regionali di sviluppo del contagio”, sostiene Cirio, che parla di “approvvigionamenti bloccati alle frontiere” e chiede che una parte della task force di trecento medici annunciata dal governo “venga mandata in Piemonte”.

torino posti letto cappella ospedale
Dal Corriere della Sera Torino (21 marzo 2020)

Quanto alle nuove misure annunciate questa sera, per Cirio “è un bene che il governo abbia compreso la necessità di varare delle misure unificate per tutto il territorio nazionale. Il provvedimento recepisce una parte delle nostre istanze”, afferma il governatore, che con un decreto tutto piemontese era pronto a una stretta ancora maggiore. “Avremmo voluto che l’attività motoria – dice – fosse limitata a ragioni di salute. Non si fa cenno, inoltre, agli assembramenti davanti ai distributori automatici di cibi e bevande, né si parla purtroppo dei mercati e delle modalità per evitare l’assembramento negli esercizi commerciali, in special modo la domenica”. Anche sui controlli, la Regione Piemonte avrebbe voluto maggiore rigore. “Non si sottovaluti l’idea di impiegare l’esercito”, aveva detto suscitando l’immediata reazione della sindaca di Torino, Chiara Appendino, convinta della necessità di lasciare da parte le “sensazioni politiche”. “La sfida la vinceremo solo se non c’è bisogno di un vigile o un carabiniere a distanza di un metro che ci dice che dobbiamo rispettare le regole, ma deve partire da noi stessi”, è la posizione della prima cittadina, che si schiera anche contro “l’assurda caccia all’untore”. Il riferimento è ad alcuni “fatti gravi che si sono verificati in città, persone che mentre transitano per strada vengono invitate a tornare a casa con tono aggressivo o, peggio, insultate, da persone affacciate al balcone. In un caso – rivela – è stato segnalato il lancio di gavettoni. È già difficile così – conclude -, conserviamo il rispetto e lo spirito di comunità”.

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