La denuncia per gli admin dei canali Telegram La Bibbia 5.0 e Stupro tua sorella

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-30

La polizia postale ha identificato e denunciato gli amministratori di tre canali telegram contenenti immagini denigranti e commenti offensivi: ‘La Bibbia 5.0’, ‘Il vangelo del pelo’, e un ultimo denominato ‘Stupro tua sorella 2.0’. Tra questi un 29enne di Bergamo

article-post

La Polizia Postale e delle Comunicazioni ha effettuato, in diverse città d’Italia, una vasta operazione denominata Drop the revenge, identificando e denunciando gli amministratori di tre canali telegram contenenti immagini denigranti e commenti offensivi: “La Bibbia 5.0”, “Il vangelo del pelo”, e un ultimo denominato “Stupro tua sorella 2.0”. Tutti e tre annoverano migliaia di utenti, uno dei quali, un 29enne bergamasco, è stato indagato per aver utilizzato i citati canali a scopo di revenge porn nei confronti della ex compagna. Tra le vittime, anche diversi personaggi del mondo dello spettacolo. Sono in corso perquisizioni e sequestri.

La denuncia per gli admin dei canali Telegram La Bibbia 5.0 e Stupro tua sorella

Proprio ieri i dati di decine persone che si sarebbero dedicate a scambi di materiale anche pedopornografico sono stati pubblicati per iniziativa di due gruppi che asserivano di essersi infiltrati nel dark web e, in particolare, su canali Telegram. Erano riportati i nomi, le immagini, la data di nascita, la località di residenza, i riferimenti sui profili Facebook e, in alcuni casi, il numero di cellulare. Ne figurano anche di torinesi e piemontesi. L’iniziativa è attribuita ad Anonymous Italia e a Lulz-Sec Italia. L’obiettivo era quello di smascherare chi praticava il “revenge porn”, la “sextortion” o tentava di procurarsi o vendere fotografie pedopornografiche. Il 10 febbraio 2018 33 persone erano state denunciate per divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico.

bibbia 5.0 stupro tua sorella arresti 1

Tra i tre denunciati c’è anche un 17enne, che risultava amministratore di uno dei canali. Il minorenne, mettendo in vendita alcune immagini pornografiche, era riuscito a raccogliere 5.000 euro. Un altro denunciato è un 35enne della provincia di Nuoro che è stato pizzicato al “lavoro” su Telegram dagli agenti della polizia postale durante l’accesso alla sua abitazione. A consentire agli investigatori di risalire ai canali diffamatori sono stati anche diversi personaggi del mondo dello spettacolo, che hanno deciso di esporsi in prima persona per dimostrare l’importanza di denunciare questo tipo di fatti.

Tra le vittime Diletta Leotta

Tra le vittime dei canali Telegram con foto pornografiche e offensive chiusi dalla polizia postale c’è anche Diletta Leotta. La conduttrice televisiva si è esposta in prima persona presentando una querela che ha consentito agli investigatori di avviare l’indagine. Ad aiutare la polizia sono state anche le numerose segnalazioni presentate da Fedez, che ha raccolto le richieste dei suoi fan e follower. Le foto che venivano veicolate sui canali, però, non riguardavano solo personaggi famosi ma anche ragazze normalissime, vessate dai propri ex. La Polizia postale e delle Comunicazioni ribadisce i consigli per difendersi dal Revenge porn. “La migliore prevenzione consiste nell’evitare di documentare la propria intimità – sottolinea la Polizia Postale – L’invio di foto e filmati anche al solo partner rappresenta un anello debole nella ‘catena di custodia’ di tali contenuti ed espone a eventuali ricatti o vendette in caso di un’eventuale interruzione della relazione; qualora si decida di documentare i rapporti intimi, è bene tutelarsi usando dispositivi non connessi alla rete e memorizzando immagini e video su supporti esterni ben custoditi, accessibili tramite password”.

canale telegram stupro tua sorella

“L’interessato può chiedere ai social network di rimuovere il contenuto che lo riguarda – ricorda la Polizia Postale – qualora non sia possibile la rimozione, si può ricorrere al diritto all’oblio, eliminando la de-indicizzazione e le conseguenti attività risarcitorie, mediante dedicata richiesta all’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali. Ciò comporta che il materiale non venga eliminato dalla rete, ma rimosso dai motori di ricerca. In tal modo, senza conoscere la url esatta del contenuto, questo non sarà raggiungibile dalla mera ricerca delle parole chiave”. “E’ opportuno che la vittima presenti tempestivamente la querela, in quanto i contenuti pubblicati online si diffondono velocemente e, quando si ottengono i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, il danno subito dalla vittima è ormai irreparabile – osserva la Polizia Postale – Infatti, le indagini svolte dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni in tale ambito sono finalizzate non soltanto a identificare e punire il responsabile del reato, ma anche a intervenire tempestivamente per far rimuovere i contenuti dal web o, quantomeno, limitarne la divulgazione massiva”. “Infatti, considerato il cosiddetto ‘effetto tam tam’ della rete, che determina la diffusione dei contenuti pubblicati online in tempi rapidissimi e in modo pervasivo, a volte virale, risulta difficile riuscire a eliminare in maniera definitiva il materiale video/fotografico oggetto delle querele, in quanto, anche qualora si riesca a ottenerne la cancellazione dal social/sito che l’ha ospitato, nel frattempo è verosimile che abbia iniziato a girare su altre piattaforme del web, in modo incontrollabile e incontrollato – conclude la Polizia Postale – In ogni caso, la Polizia Postale e delle Comunicazioni è sempre presente grazie al commissariato di P.S. Online, consultabile per ogni tipo di informazione e utile per eventuali segnalazioni o richieste di aiuto”.

Leggi anche: Il canale telegram con le foto rubate di ragazze minorenni

Potrebbe interessarti anche