La stepchild adoption in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-27

Il ministro Fontana all’attacco, Salvini si muove con i prefetti: ma i giudici hanno già deciso e ci vuole una legge. Però i voti necessari non ci sono

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La stepchild adoption in Italia ha un nemico dichiarato, il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, e una serie di riconoscimenti “sul campo”, ovvero nei tribunali. Ieri Fontana ha dichiarato che si opporrà al riconoscimento della genitorialità di coppie gay e lesbiche (che sono soltanto alcuni dei casi che vanno sotto il nome di stepchild adoption), finendo rintuzzato da Vincenzo Spadafora del M5S. Il punto è che Fontana ha dichiarato che si opporrà ma non ha spiegato in che modo intende farlo. Secondo il ministro Salvini, invece, gli ufficiali di Stato Civile che fino ad ora hanno rifiutato le richieste delle coppie dello stesso sesso, “hanno correttamente opposto diniego nel solco della normativa vigente”. Al contrario, sostiene Salvini, gli uffici che hanno riconosciuto due madri o due padri, sono andati “oltre”. Il ministero ha quindi chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato per poter redigere “delle linee di indirizzo” da diramare a tutti i comuni. “Gli atti di nascita indicano la madre partoriente e il padre biologico” ha continuato Salvini

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La stepchild adoption in Italia (Corriere della Sera, 27 luglio 2018)

Ma il problema è che i comuni si sono già mossi: sono già 250 i bambini riconosciuti a pieno titolo come figli di entrambi i genitori e 50 le sentenze con cui i giudici hanno sancito la stepchild adoption per gay e lesbiche. La prima ad essere riconosciuta è stata una coppia di madri lesbiche a Roma: il Tribunale dei minori presieduto dalla giudice Melita Cavallo, nel 2014, ha concesso alla madre non biologica l ’adozione in casi speciali (poi ribattezzata stepchild adoption). Una forma di genitorialità limitata —subordinata all’esame di un giudice e non piena—ma più dell’assenza di garanzie che c’era prima. Da quel momento altri giudici si sono mossi a Torino, Trento e poi nelle altre città d’Italia, confermando la decisione della giudice. Chissà come intendono fermarli. Per cambiare gli orientamenti ci vuole una legge. Ma la Lega già sa che il M5S non la vuole. Farla votare dal centrodestra? I voti non basterebbero.

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