Attualità
Condannati gli hater dell’assessora messa alla gogna da Salvini
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-01-25
L’assessora del Comune di Pianoro Silvia Benaglia durante la campagna elettorale per la Regione Emilia Romagna era finita nel mirino degli haters che l’avevano pesantemente insultata. E ora gli odiatori che aveva denunciato pagano per le loro azioni
L’assessora del Comune di Pianoro Silvia Benaglia durante la campagna elettorale per la Regione Emilia Romagna era finita nel mirino degli haters che l’avevano pesantemente insultata. All’epoca raccontavamo come Benaglia era finita sulla pagina Facebook di Salvini:
Benaglia era insieme a due amiche in piazza Maggiore per l’iniziativa delle sardine. Le scattano una foto in cui appare sorridente. Ma lei è assessora in una giunta a guida Pd e così esce un primo post sui social di Salvini dal titolo: «Se gratti il sardino, trovi il piddino». Dopo qualche ora, però, il post viene aggiornato. Al viso dell’assessora viene accostato il simbolo del Pd e viene rintracciato un commento scritto su Facebook qualche tempo fa, in cui si sottolineano le parole: «Delinquenti prestati alla politica». Così la foto di Silvia Benaglia diventa una specie di “manifesto”, sotto la scritta: «Le sardine? Odore di Pd. E l’assessore democratica su Borgonzoni e i leghisti: delinquenti prestati alla politica».
Oggi Repubblica Bologna scrive che per quegli insulti tre leoni da tastiera hanno ricevuto altrettanti decreti penali di condanna:
In poche ore Benaglia diventa il bersaglio di un mare di messaggi che le arrivano continuamente sul telefono, sul computer, sull’Ipad. A quel punto, spaventata, la giovane decide di passare alle vie legali. Non solo in sede civile, ma anche con la denuncia penale per diffamazione. Con l’aiuto del suo avvocato, Salvatore Tesoriero dello studio Gamberini trovano più di mille messaggi con parole pesanti e offensive. Alla fine ne scelgono una quarantina che contengono le offese e allusioni di carattere sessuali. Da lì partono le 22 identificazioni e i procedimenti che adesso stanno gradualmente arrivando a conclusione
Secondo il giudice si è trattato di un «attacco al patrimonio morale della donna, un’innegabile allusione al comportamento sessuale che esula radicalmente da una critica sul merito della questione politica»