Attualità
In Sicilia test per il Coronavirus solo sui migranti, tutti gli altri sono liberi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-28
Il Comitato Tecnico Scientifico non si riunisce da fine maggio, e da allora gli esperti chiamati a consigliare Palazzo d’Orléans non sanno nulla delle disposizioni che il governatore vorrebbe adottare
In Sicilia i test per il Coronavirus e i controlli si fanno solo sui migranti: nel resto dell’isola si vive un’atmosfera da tana libera tutti: il Comitato Tecnico Scientifico non si riunisce da fine maggio, e da allora gli esperti chiamati a consigliare Palazzo d’Orléans non sanno nulla delle disposizioni che il governatore vorrebbe adottare. Intanto, spiega oggi Repubblica Palermo, mentre la Regione punta i riflettori sui migranti, i mezzi di trasporto, le piazze e le spiagge diventano sempre più un luogo di assembramento e le precauzioni sono ormai un ricordo del passato:
Nessuno dei cluster siciliani, d’altro canto, è riconducibile ai migranti. Il virus arriva da nord. Come nel caso del più grande focolaio siciliano, quello dell’hinterland catanese. Secondo quanto hanno ricostruito i medici del contact tracing team, il “contagio 0” catanese sarebbe avvenuto qualche settimana fa durante un corso di formazione. Lì un uomo di Misterbianco, vicino alla comunità evangelica, è entrato in contatto con un professionista proveniente dal Nord Italia, poi risultato positivo. Da quel momento in poi, come hanno ricostruito gli esperti, il Covid-19 si è diffuso nel gruppo di fedeli di Misterbianco, Pedara, Sant’Agata Li Battiati, Mascalucia, Valverde e Zafferana Etnea. L’altro focolaio attivo è all’istituto ortopedico di Ganzirri, a Messina, dove si contano nove “positivi” tra pazienti e operatori.
I migranti, invece, sono i più controllati. Quelli che arrivano direttamente a Lampedusa, dopo una prima visita, vengono sottoposti, all’interno dell’hotspot, al test rapido. I “positivi” vengono isolati, i “negativi” vengono trasferiti in altri centri per la quarantena, dove prima di entrare vengono spesso sottoposti a un altro controllo. C’è da dire, come dimostrano le cronache, che spesso i test rapidi non sono attendibili. «Per l’ultimo sbarco — racconta il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna — abbiamo fatto direttamente in banchina il test sierologico. Ma non finisce qua, perché dentro l’hotspot i migranti vengono sottoposti ai tamponi: uno all’inizio della quarantena, uno a metà e uno alla fine». E se ieri una nuova fuga si è verificata a Porto Empedocle, dove diversi migranti sono scappati da un tendone della Protezione civile che ne ospitava 520 negli spazi destinati a 100 persone, il caso scoppiato domenica a Caltanissetta racconta sufficientemente la distanza fra controlli e allarme: «Sono tutti negativi», ha infatti specificato a caldo il sindaco Roberto Gambino.