I rom in attesa del reddito M5S a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-10

In Italia la metà circa degli “zingari” (in tutto 180 mila, lo 0,25% della popolazione) ha la cittadinanza italiana da almeno tre generazioni e 4 su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano (se qualcuno li assume) e conducono un’esistenza come quella di ogni altro cittadino

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Sono cittadini italiani delle etnie rom e sinti, abitano a Roma o nel circondario e, racconta oggi Edoardo Izzo sulla Stampa, sono in attesa anche loro di avere il reddito di cittadinanza. In Italia la metà circa degli “zingari” (in tutto 180 mila, lo 0,25% della popolazione) ha la cittadinanza italiana da almeno tre generazioni e 4 su 5 vivono in regolari abitazioni, studiano, lavorano (se qualcuno li assume) e conducono un’esistenza come quella di ogni altro cittadino.

«Certo che lo chiederò e mi aspetto che me lo diano. Io sono italiana e non ho lavoro solamente perché sono “zingara”. Mi guardano, capiscono la mia etnia e con qualche imbarazzo spiegano che il posto lo hanno appena assegnato. In pratica non mi vuole nessuno», spiega Kelly Halilovic, 21 anni.

E aggiunge: «Vivo con i miei genitori e tre fratelli in un campo a Latina. Noi siamo tutti italiani. Proprio come te». «Ho votato per Luigi Di Maio – confida – ma pensavo fosse diverso». Il commento ferito di Kelly arriva pochi giorni dopo quello del leader dei 5 Stelle che, dopo aver appreso della richiesta di reddito arrivata da alcuni esponenti del clan Spada, aveva tuonato: «Gli uomini del clan Spada non avranno un euro».

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Favorevole al reddito anche Najo Adzovic, presidente dell’associazione «Nuova Vita», che spiega: «Crediamo che il reddito sia uno strumento non solo per aiutare chi è disoccupato, ma anche per responsabilizzare, con diritti e doveri, i nostri giovani che potranno essere inseriti in un percorso di lavoro». «Nei 5 Stelle – aggiunge Adzovic – abbiamo trovato un alleato per i poveri ed i disagiati».

A chiedere il Reddito anche Zenepa Mehmti, 23 anni. La giovane, anche lei nata in Italia, un lavoro lo aveva: accompagnava i bambini del «Camping River» a scuola. Ma oggi quel campo nomadi nella periferia di Roma Nord non esiste più e lei ha perso il lavoro.

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