Attualità
La riapertura impossibile degli asili nido
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-06-11
L’Api torinese ha fatto ricorso con l’associazione “Family Smile”, l’asilo “Canadian Island” di Firenze e un gruppo di mamme, per la mancata riapertura di nidi e materne nella Fase 2 dell’emergenza sanitaria. Il Tar del Lazio dovrebbe decidere oggi
Quasi 200mila frequentavano i nidi prima della pandemia. Apriranno per loro i centri estivi, in extremis e in ritardo, lamentano i gestori: è arrivato il via libera dopo che le linee guida erano state annunciate via Facebook dalla ministra Elena Bonetti una settimana fa. Sono pronte ora. Ma non risolveranno la crisi del settore. Spiega oggi Ilaria Venturi su Repubblica:
Le famiglie premono, le strutture non sanno che futuro avranno. Per ora è nero. Un blackout che rischia di mettere in seria difficoltà i nidi pubblici, che coprono secondo l’Istat, su dati 2017-18, il 51% del settore. Mentre i privati che danno lavoro a 60 mila educatrici, sono al tappeto. Hanno manifestato per la seconda volta ieri davanti a Montecitorio. «Torniamo a casa demoralizzati e disperati, non c’è la volontà politica di riaprire i nidi e nemmeno quella di aiutarci: siamo al collasso» commenta Cinzia D’Alessandro, presidente del comitato Educhiamo che raccoglie ottomila strutture private nel campo educativo.
La cassa integrazione è finita questo mese e non è stata prorogata, «le mie educatrici hanno ricevuto solo 500 euro questa settimana, sono senza stipendio da marzo e io non ho la forza economica per un anticipare quanto dovuto» spiega Marcella Corbetta, un nido in provincia di Monza Brianza. I genitori nel frattempo hanno smesso di pagare le rette, i fondi previsti nel decreto Rilancio non bastano, hanno già fatto i conti: ci sono 65 milioni per il sostegno alle mancate rette, arriveranno 50-60 euro a bambino, ma agli enti locali, «noi non vedremo un euro».
Le cooperative sociali hanno avuto la forza sino ad oggi di anticipare la cassa integrazione. I centri estivi? «Con le regole di un rapporto uno a cinque non ci stiamo dentro coi costi» lamentano i gestori. Sarà così anche per la riapertura a settembre in emergenza Covid, «se non cambiano le regole ci devono aiutare, altrimenti non ce la facciamo» spiega Patrizia Mangani, voce delle piccole e medie imprese (Api infanzia) di Torino dove i privati gestiscono il 45% dei servizi. «Le famiglie sono disperate e anche le imprese». L’Api torinese ha fatto ricorso con l’associazione “Family Smile”, l’asilo “Canadian Island” di Firenze e un gruppo di mamme, per la mancata riapertura di nidi e materne nella Fase 2 dell’emergenza sanitaria. Il Tar del Lazio dovrebbe decidere oggi. Incomprensibile rimane la chiusura dei nidi, eccetto che a Trento e a Bolzano e nel Veneto con l’ordinanza di Zaia, a fronte di una riapertura per lo 0-3 anni dei centri estivi.