Renzo Bossi, i 49 milioni della Lega e l’accusa di presunti traffici con l’Africa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-07

Il figlio del Senatùr dice a Libero che due cronisti del Fatto lo perseguitano per uccidere la Lega. E racconta: «Quei soldi sono sempre rimasti sul conto della Lega»

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Renzo Bossi oggi a colloquio con Libero racconta una storia molto strana che riguarda la Lega, il Fatto Quotidiano e una serie di presunti traffici con l’Africa. Nella storia si intrecciano l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e uno spedizioniere russo:

«Si sono inventati una storia e vogliono farmela scoppiare in faccia, ma io ho la coscienza a posto, non ho fatto nulla e ho deciso di giocare d’anticipo. Ci ho impiegato otto anni per difendermi dall’accusa di appropriazione indebita di 150mila euro di rimborsi elettorali della Lega e ora che ce l’ho fatta voglio stare tranquillo, anche perché per provare che sono innocente ho speso 60mila euro in avvocati».

Cosa è successo?
«Mi sono trovato due giornalisti del Fatto sotto casa. Mi hanno detto che avevano delle carte su di me, ma non hanno nulla, parlavano per farmi cadere in contraddizione».

Di cosa la accusano?
«Di essere in affari con l’ex tesoriere della Lega, Belsito, e di organizzare con lui strani traffici dall’Africa».

È vero?
«Per sette anni non ho mai parlato con Belsito. Il giorno della mia sentenza d’assoluzione abbiamo fatto cinque ore di sala d’aspetto insieme e abbiamo fatto due chiacchiere. Mi ha chiesto cosa facevo nella vita e gli ho risposto che ho un’azienda agricola, produco salumi e formaggi e mi occupo di sviluppare progetti di export in tutto il mondo, sempre nel settore agroalimentare».

E Belsito cosa disse?
«Che anche lui era nel settore e poteva mettermi in contatto con imprenditori che sarebbero potuti diventare miei futuri clienti. Poi però il favore me lo ha chiesto lui».

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Cosa le chiese in particolare?
«Successivamente a questo incontro Belsito mi contattò varie volte per presentarmi diversi imprenditori e per sottopormi dei prodotti per l’export, dal parmigiano reggiano in Italia al rame dal Congo. Poi mi chiese se fosse possibile fargli avere un preventivo per trasportare della merce per un museo della Costa d’Avorio in Turchia e mi mostrò tutta la documentazione timbrata e vidimata dalle autorità locali, sulla base della quale io gli presentai vari preventivi. Si trattava di maschere africane e alla fine si optò per uno spedizioniere russo».

Un traffico curioso quello di opere d’arte dalla Costa d’Avorio in Turchia, per di più via Russia, non trova?
«Dei traffici di Belsito non so nulla. Quanto alla Russia, io ho delle conoscenze laggiù perché sto cercando di espandere i miei affari e mi sono limitato a metterlo in contatto con chi poteva curare la sua spedizione».

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Renzo Bossi dice che alla fine la spedizione non si è mai fatta e che il valore era di 120mila euro ma alla fine Belsito non si è fatto più sentire con gli spedizionieri russi. E qui arriva il punto:

Cosa vogliono da lei i giornalisti del Fatto?
«Montare su un’inchiesta contro la Lega. Sono alla caccia dei 49 milioni di rimborsi elettorali».

Già, che fine hanno fatto quei soldi?
«Sono sempre rimasti sul conto della Lega. Quando mio padre lasciò la guida del partito c’erano tutti, come risulta dai bilanci».

Non lo ha detto a quelli del Fatto?
«Certo, ma quelli sono dei complottisti, anche se in mano non hanno nulla. Si figuri che Belsito, che ho sentito ieri dopo essere stato intimidito, mi ha detto che gli stessi giornalisti a lui avevano detto che erano disposti a soprassedere sulla vicenda ivoriana se lui gli avesse fornito dei documenti sui 49 milioni della Lega».

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