Quelli che… il razzismo non esiste

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-08-01

Da Beppe Grillo ai giornali di destra la gara mondiale di negazione dell’evidenza è ormai affollatissima. Riuscirà Salvini a farsi notare?

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Sebastiano Messina su Repubblica di oggi ci racconta le curiose reazioni di personaggi politici di primo piano e giornali di destra all’escalation di razzismo di questi giorni. Partendo dal più divertente di tutti, ovvero Beppe Grillo:

No, l’unica cosa che allarma davvero Grillo — l’unica — è proprio l’allarme razzismo: «I media portano la Nazione verso il baratro: non avevo mai visto con i miei occhi un così forte condizionamento prima d’ora». Dunque anche lui la pensa come il suo alleato Matteo Salvini, che non vuol sentir parlare di emergenza razzismo («Non diciamo sciocchezze») facendo perdere la pazienza persino ad Avvenire, il quotidiano dei vescovi: «Pesi bene le parole — scriveva ieri il direttore Marco Tarquinio nel suo editoriale — perché negare l’evidenza non fa altro che assolvere e ingigantire il mostro».

Eppure, basta dare un’occhiata ai giornali della destra, ormai ridotti a tifoseria salviniana, per imparare l’arte di negare l’evidenza. Sotto un’eloquente testatina («Psicosi»), il Giornale prende l’uovo scagliato contro Daisy e cucina all’istante un raffinatissimo titolone a tutta pagina: «Ci mancava la frittata». Poi, siccome gli avanza ancora una dose di sarcasmo, lo sparge nell’articolo sottostante, dove ci spiega che l’allarme razzismo è solo «un tormentone dell’estate» (come Vamos a Bailar o Macarena, per intenderci), anzi è «un coro assordante, ripetuto, schiamazzante, ossessivo», o meglio ancora «una cantilena trap, musica facile che ti fa sballare il cervello». Troppo fracasso, troppa caciara, troppo baccano: «L’ideale sarebbe stare zitti e pensare e fare» è il solenne consiglio del Giornale.

beppe grillo

Che ci regala anche una massima coniata per l’occasione: «Il razzismo fa comodo a chi si ingaglioffa per il potere». Queste voci che si levano contro il razzismo danno fastidio anche ai delicati timpani di Maurizio Belpietro, che su La Verità (testata smentita ogni giorno dai suoi titoli) ci rivela che per il marocchino morto a Latina «parte la rumba», mentre per l’atleta aggredita a Moncalieri «monta la canea»:

Non è vero niente, dice Belpietro. «Le uova di Daisy sono una porcata ma non sono razziste» annuncia il titolo in seconda pagina, evidente frutto di un’accurata analisi del tuorlo. Per arrivare a una conclusione spettacolare quanto un triplo salto mortale all’indietro, affidata al titolone di prima: «È il Pd che istiga all’odio razziale». Peggio per voi se non ci credete, ma questa è La Verità. E se proprio volete una conferma, leggete la prima pagina di Libero.

Quasi una copia conforme il titolo sul caso Moncalieri («Lanciano uova a Daisy, ma non sono razzisti: solo una banda di pirla»), assolutamente identica l’idea di ribaltare l’accusa sugli accusatori: «La sinistra si commuove soltanto per i delinquenti», è l’insegna della prima pagina. La motivazione è nel catenaccio: «Il Pd grida al razzismo ma tace sui 700 reati giornalieri dei migranti». Secondo quelli di Libero, i democratici dovrebbero prendere esempio da loro, che fanno l’esatto contrario.

Leggi sull’argomento: La storia del cartone al posto del gesso all’ospedale di Reggio Calabria

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