Punta Marina: il paese invaso dai pavoni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-10-14

Svegliano i residenti alle cinque di mattina, pesano dieci chili e danneggiano i tetti. Ma c’è anche chi pensa che i meravigliosi pavoni di Punta Marina siano una risorsa per il turismo

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C’era una volta un pavone maschio che era scappato a Punta Marina, una frazione del comune di Ravenna. Poco dopo anche una pavonessa fu liberata. E da allora in paese è nata una colonia di ben 30 esemplari che vagano per le strade. Cosa farne? C’è chi pensa siano una risorsa, anche per il turismo, c’è invece chi si lamenta per i danni che causano e pensa vadano allontanati. Racconta il Corriere di Bologna:

 

Spiega l’assessore per i  diritti degli animali del Comune di Ravenna Gianandrea Baroncini che «questi uccelli sono particolarmente impattanti, pesano 10 chilogrammi volano e quando si posano può capitare che arrivino a spostare i coppi del tetto». E pare che qualcuno abbia addirittura lamentato infiltrazioni d’acqua nei sottotetti dovuta alla rottura di qualche tegola di troppo. «Altri residenti ci hanno raccontato di averli visti beccare sulle portiere delle automobili danneggiandoli.

Da quello che ho capito sembra che i pavoni osservando il loro riflesso reagiscano così per spavento». Ma non ci sono solo i detrattori. Molti cittadini sembrano gradire la presenza dei pavoni. Del resto in molte altre città ad essere mal sopportati sono i più comuni piccioni (e i loro escrementi) e negli ultimi anni i gabbiani reali. «Questa spaccatura che divide chi non vorrebbe più vedere i pavoni da chi invece li adora c’è da molti anni — spiegano dalla Pro Loco — ultimamente se ne parla un po’ di più. E pensare che c’è anche chi crede possano diventare un volano di turismo. In un mondo di vacanzieri sempre pronti a fotografare condividere le foto dei pavoni qui significa pur sempre condividere immagini del posto».

 

I pavoni alle cinque della mattina svegliano i residenti con i loro richiami. La soluzione ipotizzata è quella di catturarli e trasferirli in agriturismi o fattorie didattiche della zona.

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