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Le minacce a Fabrizio Pregliasco perché mette in guardia dai pericoli dell’epidemia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-24

Come quello del virologo sta diventando un mestiere pericoloso: minacce di morte e altre amenità per il docente di Igiene e medicina preventiva all’Università Statale di Milano

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Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene e medicina preventiva all’Università Statale di Milano, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi e supervisore scientifico del Pio Albergo Trivulzio, parla oggi con il Corriere della Sera delle minacce che sta ricevendo in questi giorni a causa dei suoi inviti alla cautela in questa fase 2, sconfinate anche in minacce di morte.

Professore, che effetto fa scoprire che anche quello del virologo può essere un mestiere pericoloso?
«Inizialmente sono rimasto basito. Ma è stato un attimo, perché è evidente che dietro a quei messaggi ci sono soltanto dei leoni da tastiera. Non fanno paura, ma fanno cadere le braccia. È un effetto indiretto della pandemia».

Ma gli italiani si stanno comportando così male?
«Ma no. Soprattutto nella prima fase, quella della chiusura generalizzata, nell’insieme la risposta è stata molto buona. Adesso, purtroppo, stiamo assistendo a un allentamento dell’attenzione che potrebbe essere pericoloso».

non è l'arena giletti pregliasco sgarbi

Ma lei è stato bersagliato da insulti proprio per aver detto queste cose.
«Eh sì, mi hanno dato del menagramo, hanno scritto che rovino la vita della gente sulla base di nulla e mi hanno augurato la morte. È un paradosso legato alla prevenzione: perché si riferisce a un rischio potenziale, non visibile, non concretizzato. E aggiungo: per fortuna. Perché poi chi sta male davvero non si lamenta mai per le cure che riceve».

Ma siamo davvero di fronte a quei rischi?
«Noi abbiamo il dovere di lavorare nell’ottica di prevenire lo scenario peggiore possibile. Dopodiché io per primo mi rendo conto dello stato d’animo di chi lavora con partita Iva ed è bloccato da due mesi. Ma il mio compito è la prevenzione e quindi ho il dovere di dire quelle cose».

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