Attualità
Marco Camuffo e Pietro Costa: il giallo delle divise dei carabinieri accusati di stupro a Firenze
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-09-13
Il secondo carabiniere conferma la versione del primo. Ma c’è un’ora di buco nella ricostruzione dei militari. E si scopre che le divise di Pietro Costa e Marco Camuffo non sono state analizzate. Perché…
Il carabiniere Pietro Costa, 32 anni, siciliano trapiantato a Firenze, per tre ore è stato interrogato ieri dalla pm Ornella Galeotti e dal procuratore aggiunto Rodrigo Merlo. E ha tenuto la stessa linea di difesa di Marco Camuffo, 53 anni di Vaiano (Prato): il rapporto che ha avuto con una delle due ragazze americane è stato consenziente.
Pietro Costa e Marco Camuffo: l’ora di buco nella ricostruzione dei due carabinieri
«Sono state le ragazze a invitarci, hanno insistito perché salissimo a casa», ha detto il carabiniere ma a smentire queste dichiarazioni e soprattutto il fatto che si sia trattato di una «leggerezza», è la ricostruzione di quanto accaduto quella notte contenuta nell’informativa trasmessa ai magistrati e nella quale c’è un’ora di buco, come racconta oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: il loro turno comincia a mezzanotte e 45 minuti, alle 2,10 sono alla discoteca insieme ad altre due gazzelle. Alle 2,45 le altre due pattuglie comunicano che l’intervento è terminato.
Di Pietro Costa e Marco Camuffo la centrale non sa nulla. Nell’avviso a comparire riportato dal Corriere e notificato ieri dal procuratore militare Marco De Paolis e dal sostituto Antonella Masala, che contestano la violata consegna e il peculato, è scritto:
«Senza alcuna autorizzazione e in assenza di ragioni di servizio, Camuffo e Costa facevano accedere nella autoradio Fiat Bravo due civili non legittimate, che provvedevano a trasportare dalla discoteca sino all’abitazione in Borgo Santi Apostoli. Per farlo modificavano arbitrariamente il previsto itinerario, portandosi in settore di competenza di altra forza di polizia, nonché omettevano di riportare nell’ordine di servizio la modifica e l ’accompagnamento delle due civili».
Fuori dal loro percorso, fuori da qualsiasi regola, dunque. La gazzella rimane ferma sotto l’abitazione fino alle 3,13, almeno a guardare i video delle telecamere di sorveglianza che si trovano di fronte. Poi si allontana, ma nessuno è in grado di dire dove vadano Camuffo e Costa. Ufficialmente scompaiono per quasi un’ora perché nelle relazioni di servizio si parla genericamente di un posto di blocco effettuato alle 4 e fino al termine del servizio.
E qui si cerca di capire cosa abbiano fatto i due militari: se abbiano utilizzato il tempo per ripulire l’auto e le divise. In ogni caso era la seconda volta che i due uscivano insieme in pattuglia e ci si chiede se siano stati gli unici a utilizzare le auto di servizio per uso privato.
La ragazza consenziente e l’accusa di stupro per i carabinieri di Firenze
Difeso da Andrea Gallori, Pietro Costa è nato a Palermo e lavora a Firenze da circa due anni. Prima di approdare al nucleo radiomobile ha fatto un corso per carabinieri cinofili. Secondo la ricostruzione fatta dalle due ragazze, i militari le hanno fatte salire nella macchina di servizio dopo essere uscite dalla discoteca Flò al Piazzale Michelangelo, da lì sono state accompagnate nella loro casa in Borgo Santissimi Apostoli. Proprio nell’androne del palazzo e nell’ascensore sarebbero avvenute le violenze sessuali,subito denunciate dalle due ragazze. I carabinieri sono stati sospesi dall’Arma.
Secondo l’articolo 609 del codice penale la violenza sessuale si consuma anche abusando delle condizioni di inferiorità psichica e fisica al momento del fatto. L’inchiesta della procura avrà un prossimo impulso quando gli inquirenti potranno confrontare le dichiarazioni rese nei verbali con gli esami biologici e le analisi tossicologiche di cui gli inquirenti aspettano le relazioni dei medici legali. Uno step importante per definire se quella sera c’è stata violenza sessuale o no.
Il giallo delle divise dei due carabinieri
C’è poi un giallo che riguarda le divise dei due carabinieri. Tra le prove, racconta oggi Cristiana Mangani sul Messaggero, ci sono i tamponi effettuati dall’ospedale nelle ore successive all’aggressione, il dna e l’analisi degli abiti, oltre alle tracce biologiche rinvenute nel palazzo, tra l’androne e l’ascensore.
Non ci sono,purtroppo,i risultati, né ci potranno essere, degli eventuali esami eseguiti sulle divise indossate dai due indagati. Perché quando si è pensato di sequestrarle, era ormai troppo tardi. Probabilmente la decisione di farlo è stata rinviata, perché lo stato delle ragazze, in un primo momento, faceva pensare a qualcosa di non reale.
Un racconto confuso e annebbiato dagli stravizi serali. Invece, con il passare delle ore, il fatto è diventato più concreto. E ora i due militari, dopo la sospensione, rischiano la radiazione dall’Arma. Anche perché aumentano le accuse che gli vengono fatte. Oltre alla procura ordinaria, ci sono le indagini che stanno effettuando il procuratore militare Marco De Paolis e il suo sostituto Antonella Masala.
Si attendono anche gli esami tossicologici sui campioni ematici prelevati alle due ragazze, essenziali per stabilire se, al momento della presunta violenza, le due ragazze fossero in condizioni di minorata difesa, dovuta all’assunzione di alcolici.