«Perché mia figlia Silvia Romano si è convertita? Provate a stare due anni in mano ai rapitori»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-13

La mamma Francesca Fumagalli, quando nel primo pomeriggio scende a portare il cagnolino ai giardini di piazza Durante, chiude con una frase tutte le polemiche che in queste ore sono esplose sulla scelta religiosa della figlia: «Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito», dice con un moto di esasperazione

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Il Corriere della Sera racconta oggi come sta Silvia Romano dopo il ritorno in Italia attraverso le parole dei suoi parenti dopo l’inchiesta aperta dalla procura di Milano sulle minacce ricevute nelle ore successive al suo sbarco:

Perché Silvia Romano da sabato non è più nelle mani dei rapitori, ma al suo rientro in Italia ha dovuto affrontare una prova altrettanto dura che lei, con i suoi 24 anni e i sogni violati di ragazza, non avrebbe mai immaginato di vivere. Non qui almeno, nella sua Milano. Dove oggi esce di casa per andare a testimoniare dai carabinieri che indagano sulle minacce di morte che, senza che neppure lo sapesse, le sono piovute addosso da tutta Italia.

La sua «colpa» è quella di essersi convertita, di avere sceso la scaletta dell’aereo con uno jilbab, l’abito tradizionale islamico delle donne somale, diventato oggi quasi il simbolo di un alto tradimento per una nazione che le ha salvato la vita e pagato un riscatto. È la mamma Francesca Fumagalli, quando nel primo pomeriggio scende a portare il cagnolino ai giardini di piazza Durante, a chiudere con una frase tutte le polemiche che in queste ore sono esplose sulla scelta religiosa della figlia: «Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito», dice con un moto di esasperazione. Chiede di «usare il cervello» di fronte alle scelte di vita di una ragazza che per 18 mesi è rimasta nelle mani feroci dei rapitori fondamentalisti di AI-Shabaab. Silvia chiede «tempo». Tempo per «ritrovare se stessa» e anche la sua libertà: «Datemi tempo per elaborare quello che è successo in questi mesi. Tempo tranquillo per ritrovarmi», dice ai familiari.

Fuori dal Coro ieri ha mandato le immagini del dialogo di Francesca Fumagalli con i giornalisti:

Lo zio Alberto, fratello della mamma, è ancora scosso come tutta la famiglia dallo «tsunami di odio» arrivato dal web: «Bisogna avere rispetto per quello che ha passato Silvia e per quello che è come persona — ripete —. Adesso Silvia ci chiede molto umanamente e con semplicità queste cose. E noi tutti gliele dobbiamo regalare. Ha vissuto situazioni che neanche possiamo immaginare e di cui ancora non riesce a parlare con noi». Davanti al pm Alberto Nobili, capo del pool Antiterrorismo, e al tenente colonnello Andrea Leo del Ros di Milano, Silvia Romano dice di essere «serena», di non avere paura per le minacce. Racconta di essere contenta per la sua liberazione, di essere tornata a casa con la mamma e la sorella Giulia. E quei messaggi di odio non sa da dove provengano.

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