Perché Matteo Scapin, accusato dell’omicidio di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, va ai domiciliari

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-08

Il giudice ha derubricato l’accusa in omicidio stradale: la rottura del lunotto seguita e il pesante diverbio sono «fatti che possono aver destabilizzato la persona, finita nel panico». I vetri sono stati trovati poco prima del semaforo all’incrocio con la strada della tragedia. Gli amici dei due ragazzi hanno negato di averli rotti

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A Matteo Scapin, accusato dell’omicidio di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, il giudice per le indagini preliminari Vito Di Vita ha concesso gli arresti domiciliari. Sabato scorso Scapin ha investito con la sua Mini Cooper mortalmente Carissimi, 21 anni, e Ferrari, 18, ad Azzano San Paolo dopo un litigio in discoteca.

Perché Matteo Scapin, accusato dell’omicidio di Luca Carissimi e Matteo Ferrari, va ai domiciliari

La decisione del giudice è stata criticata, come spesso succede, da politici in cerca di consensi con il lucro sulla cronaca nera. Il giudice ha riqualificato il reato in omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso, cancellando così l’accu sa di duplice omicidio volontario contestato invece dal pm Raffaella Latorraca che aveva disposto il carcere. Scapin ha lasciato la cella ed è tornato a casa dopo che nel corso dell’interrogatorio aveva raccontato la sua verità. Diametralmente opposta rispetto a quanto fin qui emerso. Ha detto di essere stato inseguito e non di essere l’inseguitore. Spiega oggi Il Fatto Quotidiano:

“Mi hanno messo le mani al collo fuori dalla discoteca, altri amici loro mi hanno accerchiato. Dopo essere andato via in auto ad un certo punto ho sentito un gran rumore e ho visto il lunotto posteriore andare in frantumi e pensavo mi avessero sparato. Sono stato affiancato da due motorini. Non ho più capito nulla, sono ripartito ad un semaforo e ho colpito la Vespa”, è la tesi di Scapin.

Ricostruzione avvalorata dal gip che ha invece definito non attendibile il racconto dei due amici delle vittime, testimoni su uno scooter del tragico incidente, che hanno negato di aver infranto il vetro dell’auto.

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Agli atti al momento non ci sarebbe alcun video in grado di dimostrare con certezza che Scapin abbia eseguito una manovra per andare volontariamente a speronare la Vespa di Luca Carissimi e Matteo Ferrari.

«Scapin non voleva uccidere Luca e Matteo»

Scapin ha raccontato la lite al club Setai per un presunto palpeggiamento alla sua fidanzata che nel parcheggio, a suo dire, diventa un’aggressione fisica ai suoi danni: lui che è sul punto di andarsene via, poi il botto del lunotto che va in mille pezzi, lui che si gira e vede i fari di un’auto e di una moto. Domani ci sarà l’autopsia e una veglia alle 20,45 a Borgo Palazzo in ricordo delle vittime. Il Corriere della Sera ricostruisce l’ordinanza del GIP:

La rottura del lunotto seguita e il pesante diverbio sono per il gip «fatti che possono aver destabilizzato la persona, finita nel panico». I vetri sono stati trovati poco prima del semaforo all’incrocio con la strada della tragedia. Vespa e Mini passano col rosso e svoltano a destra. Dieci secondi dopo, calcola il giudice, avviene l’impatto.

Per la polizia stradale, coordinata dal pm Raffaella Latorraca, le telecamere riprendono la Mini che punta la moto. Per i difensori Anna Marinelli e Riccardo Tropea, riprendono una collisione. Nell’ordinanza si parla di «urto, non di investimento pieno».

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La ricostruzione dell’omicidio di Matteo Ferrari e Luca Carissimi (Corriere della Sera, 6 agosto 2019)

Intanto il ministro Matteo Salvini parla di «decisione che lascia sconcertati e offende le famiglie delle vittime, serve una riforma della giustizia che preveda la certezza della pena». Salvini, alla sua età e con tutte le responsabilità di governo di cui si è caricato, ancora non ha capito che il GIP con la pena non c’entra niente.

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