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L’inchiesta su Aquarius: perché Medici Senza Frontiere è accusata di traffico illecito di rifiuti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-11-21

Dopo aver cercato per due anni di incastrare le ONG per associazione a delinquere e connivenza con gli scafisti il procuratore di Catania ha scoperto che la nave di Medici Senza Frontiere è al centro di un traffico illecito di rifiuti. Quali? I vestiti “infetti” indossati dai migranti al momento del salvataggio in mare

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«Ho fatto bene a bloccare le navi delle ONG, ho fermato non solo il traffico di immigrati clandestini ma, da quanto emerge, anche quello di rifiuti». Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini dava su Facebook la notizia dell’ordine di sequestro della nave Aquarius deciso dal Gip in seguito all’ennesima inchiesta della procura di Catania sulle attività delle ONG che operano nel Mediterraneo Centrale in soccorso dei migranti. A condurre le indagini è il procuratore Carmelo Zuccaro, lo stesso che in questi anni è diventato famoso per aver teorizzato (ma mai dimostrato) presunti accordi tra scafisti e organizzazioni non governative per il traffico di esseri umani.

Quali sono le accuse a Medici Senza Frontiere

Dal momento che le inchieste sui “taxi del mare” non hanno dimostrato l’esistenza di un’associazione per delinquere ne è stata chiesta l’archiviazione. Al tempo stesso però le indagini della procura di Catania hanno portato a scoprire che in occasione dei 44 sbarchi effettuati tra il gennaio 2017 e il maggio 2018 le navi Vos Prudence e Aquarius di SOS Mediterranee sulle quali opera Medici Senza Frontiere avrebbero smaltito illecitamente 24 tonnellate di rifiuti pericolosi a rischio infettivo. Si tratta principalmente degli indumenti indossati dai migranti al momento del salvataggio che secondo la Procura di Catania «sono contaminati,dunque rifiuti pericolosi, venivano invece smaltiti come rifiuti solidi urbani o speciali non pericolosi».

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Chi pensa che la ONG avesse messo su un’attività parallela di traffico di rifiuti per arrotondare sull’attività di salvataggio si sbaglia. Oggetto di quel traffico infatti sono unicamente i vestiti dei migranti che – in ragione del fatto che sono stati registrati diversi casi di scabbia, tubercolosi, AIDS e altre malattie infettive – per la Procura avrebbero dovuto essere smaltiti in un altro modo. Più precisamente invece che di guadagni illeciti si dovrebbe parlare di risparmi, perché (sempre secondo gli inquirenti) smaltendo i rifiuti prodotti a bordo come “pericolosi” e non come “rifiuti ospedalieri” la ONG avrebbe risparmiato (illecitamente) migliaia di euro. Il tutto, ed è questa la cosa sorprendente, sotto gli occhi delle forze dell’ordine. Le operazioni di sbarco infatti si svolgono in un ambiente altamente sorvegliato in presenza degli operatori di pubblica sicurezza che hanno il compito di prendere in carico i migranti.

La difesa di Medici Senza Frontiere

La nave Aquarius si trova attualmente nel porto di Marsiglia (dove è ferma da più di un mese a causa del ritiro della bandiera di navigazione da parte di Panama) e non è chiaro al momento se le autorità francesi daranno seguito all’ordine di sequestro che non è ancora stato notificato. Sono 14 le persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati tra cui il comandante e il primo ufficiale della nave e otto membri di MSF che si occupavano della gestione della missione SAR. L’accusa è quella di «attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti».

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C’è anche un’intercettazione dove l’agente marittimo di SOS Mediterranee, Francesco Gianino, di Augusta, spiega ad addetto agli approvvigionamenti della VOS Prudence che il funzionamento del sistema che consente di abbattere i costi dello smaltimento dichiarando i rifiuti prodotti dalla nave come pericolosi e non ospedalieri. Secondo la procura di Catania in questo modo la ONG si sarebbe comportata proprio come quegli imprenditori furbetti che per risparmiare qualche migliaio di euro cercano di aggirare le norme e le procedure per lo smaltimento dei rifiuti.

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Da parte sua Medici Senza Frontiere – che è considerata il “produttore” dei rifiuti – risponde alle accuse parlando di “inquietante attacco strumentale” e ribadendo di essersi sempre affidata agli agenti marittimi per la gestione dei rifiuti e che «tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando abbiamo avviato le attività in mare nel 2015». Gianfranco De Maio, responsabile medico di Msf Italia, ha tenuto a precisare che non è vero come si legge nel documento del Gip che tubercolosi ed epatite possono trasmettersi tramite i vestiti e quindi mettere a rischio la salute pubblica. Riguardo al sequestro di 400.000 euro che costituirebbe il guadagno illecito derivante dallo smaltimento illegale dei rifiuti Gabriele Eminente, segretario generale di Msf Italia ricorda che «risulta essere meno del 2% di quello che abbiamo speso in questi anni per fare salvataggio in mare».

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