Attualità
Matteo Bassetti e Crisanti “zanzarologo”
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-08-03
In un’intervista rilasciata oggi a Libero il direttore della clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova ripudia il termine negazionista e va all’attacco dei «presunti esperti che in realtà esperti non sono e si sono autobattezzati tali»
In un’intervista rilasciata oggi a Libero, Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, parla di Massimo Galli e, soprattutto, senza nominarlo, di Andrea Crisanti, già definito “zanzarologo” da Giorgio Palù. Bassetti prima di tutto dice di ritenere offensivo il termine “negazionista” del Coronavirus con cui sono stati etichettati i partecipanti al famoso convegno del Senato organizzato da Armando Siri e Vittorio Sgarbi:
«Io sono stato in prima fila in ospedale durante l’emergenza: non pretendo che mi dicano grazie, ma almeno che non mi insultino. E ribadisco: il mio è un ottimismo basato su dati. Piuttosto considero masochista e da matti l’atteggiamento di chi continua a fare terrorismo psicologico. Penso a un importante quotidiano italiano che dedica una dozzina di pagine al coronavirus alimentando allarmismo. Nessun altro giornale in Europa lo fa. Diamo così all’estero un’immagine dell’Italia che non corrisponde al vero, dato che siamo uno dei Paesi europei messi meglio».
Poi liscia con eleganza la domanda su Salvini:
Conte definisce «negazionista» Salvini sulle mascherine,mentre i giornaloni bollano come «negazionisti» i cittadini che scendono in piazza a Berlino per dissentire da alcune misure anti-contagio. Dare del negazionista è la nuova manifestazione del Pensiero Unico?
«Non lo so. Di sicuro finora in Italia ho goduto di libertà di ricerca e di opinione. Nel momento in cui ciò non fosse più possibile, farei subito le valigie e andrei all’estero. Fortunatamente ho molto mercato oltreconfine».
Infine attacca Crisanti senza nominarlo e dice che il governo centrale non ha fatto niente per l’epidemia ma che a lavorare sono state le regioni:
Attacchi pesanti sono arrivati da colleghi scienziati. Penso a Massimo Galli che, a proposito del convegno, ha parlato di «messaggi pericolosi» pronunciati da chi «non aveva titolo».
«Stimo troppo il prof. Galli per pensare che fosse a conoscenza della mia presenza a quel convegno. Credo che le sue frasi fossero riferite ai politici. In generale mi preoccupa una Scienza concepita sul modello Cina o Corea del Nord,in cui non c’è spazio per la pluralità delle idee. La medicina è una scienza inesatta che si regge su ipotesi diverse, non su un pensiero imposto. E poi mi sorprende che le critiche arrivino da presunti esperti che in realtà esperti non sono e si sono autobattezzati tali. Basti vedere i loro curricula: gente che finora si era occupata di zanzare, che in rianimazione non è mai entrata e che magari ha una produzione scientifica scarsissima. I loro giudizi riflettono lo scollamento di chi sta al centro rispetto ai territori dove si è combattuto il virus».Cosa intende?
«Voglio dire che, se abbiamo gestito bene l’epidemia, non è per merito dello Stato centrale. Il governo non ha fatto niente. Chi si è preso carico dell’emergenza sono le regioni, nella fattispecie quelle del Nord, che hanno assunto medici, assistito la gente a casa, fatto i tamponi e distribuito le mascherine».