La storia della masseria svenduta al senatore M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-04

Il Fatto Quotidiano racconta la vicenda di Mario Turco, eletto M5S, e di un acquisto all’asta particolarmente fortunato

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A Leporano, sulla litoranea salentina,a 8 chilometri da Taranto, ai piedi del Parco archeologico di Saturo, si svolge una storia raccontata oggi da Sandra Amurri sul Fatto e che coinvolge il senatore del MoVimento 5 Stelle Mario Turco.

ENZO PAPA, nel 2002, acquista per 300 mila euro, grazie anche alla buonuscita del padre, quello che era un rudere. Chiede un mutuo di 200 mila euro, erogato da Banca della Nuova Terra, per trasformarlo in una masseria B&B, oleificio, ristorante: costo della ristrutturazione 850 mila euro. L’attività va molto bene, fino a che, per la crisi economica, sommata alla tragedia dell’Ilva con le foto dei camini che spruzzano veleno e fanno il giro del mondo, i turisti iniziano a scarseggiare ed Enzo non ce la fa più a pagare le rate del mutuo. La banca, nel 2012, pignora la masseria: viene messa all’asta.

Le prime aste vanno deserte e il prezzo scende fino a 375mila euro. Papa si accorda con la società Kanapa per presentarne una, ma quando il Giudice di Taranto, Andrea Paiano, apre l’asta, sul portale risulta una sola offerta: quella di Mario Turco, senatore del M5S, anche se i bonifici sono due (uno di Turco e uno di Kanapa).

Dell’offerta di Kanapa non si ha traccia. Il sito “Aste telematiche” invia al delegato una comunicazione via email: l’offerta di Kanapa srl non era stata inviata dal ministero al portale delle aste, perché era stato rinominato il file generato all’atto della registrazione.

Quindi la masseria viene aggiudicata a Turco per 375mila euro. L’istanza di revoca viene respinta dal tribunale. Kanapa srl deposita, attraverso il suo legale, un reclamo formale al Tribunale di Taranto: l’udienza è fissata per il 26 giugno prossimo. Il 3 aprile il giudice firma il decreto di trasferimento nei confronti di Turco.

Lo stesso giorno, alla masseria Galeota arrivano due carabinieri, il funzionario senza delega dell’Istituto vendite giudiziarie Paolo Annunziato, e Grazia Peluso, mamma del senatore Turco, con il legale del figlio. L’inventario dei beni presenti dura otto ore, con tanto di beneauguranti paste e cappuccino offerti dalla mamma del senatore.

E arrivano anche i sigilli. Amurri telefona a Turco che spiega così la vicenda:

Non conosce la famiglia Papa? La sua villetta è proprio di fronte alla masseria Galeota dei Papa, tant’è che ci sarebbe andato anche diverse volte a cena. Il Movimento ha sempre fatto battaglie a favore degli esecutati, fino a ricomperare all’asta una casa pignorata alla figlia del proprietario che si era dato fuoco. Non prova imbarazzo?
È un caso diverso. Ripeto, all’asta ha partecipato una società e non una famiglia, che ha fatto debiti anche con altri soggetti oltre alla banca, ha creato diseconomia nel mondo reale. L’avvocato della controparte ha sbagliato a cambiare il file, lo ha detto il giudice, ed io sono risultato il solo partecipante. C’è una sentenza definitiva.

Non c’è ancora una sentenza definitiva, tant’è che pende un reclamo presso il Tribunale di Taranto con udienza fissata il 26 giugno. E il giudice non motiva il rigetto sulla modifica del nome del file con cui è stata registrata l’offerta. È vero che anche il suo avvocato le ha chiesto di concedere una proroga a Enzo Papa?
Sì, ma io che c’entro, decide il custode giudiziario che ha le chiavi.

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