Luca Cavazza: «Sono stato massacrato perché sono un ex della Lega: sono bugie indimostrabili»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-04

Luca Cavazza, l’ex candidato alle regionali con la Lega in Emilia-Romagna ora ai domiciliari, attraverso i suoi avvocati respinge ogni accusa: «Non ho mai costretto nessuno a fare nulla, nessuna violenza fisica o psicologica, non ho mai promesso soldi o cocaina»

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Luca Cavazza, l’ex candidato alle regionali con la Lega in Emilia-Romagna ora ai domiciliari, attraverso i suoi avvocati respinge ogni accusa. Secondo l’accusa, basata sulle dichiarazioni della ragazza e alcuni riscontri investigativi, Cavazza era l‘uomo con il compito, che «svolgeva continuamente», come ha scritto il gip nell’ordinanza, «di individuare giovani donne da avviare alla prostituzione, ovvero da condurre nei luoghi ove tale attività di prostituzione si consumava, in cambio di cocaina».

Luca Cavazza: «Sono stato massacrato perché sono un ex della Lega: sono bugie indimostrabili»

«Sono stato massacrato perché sono un ex della Lega. Ma io non ho mai costretto nessuno a fare nulla, nessuna violenza fisica o psicologica, non ho mai promesso soldi o cocaina», ha confidato Cavazza al suo legale Massimiliano Bacillieri, che lo descrive come una persona distrutta, a pezzi, ma pronta a reagire per difendersi: «Bugie, sono bugie indimostrabili e chi le ha dette dovrà risponderne». «Il nostro assistito respinge tutte le accuse, dice che non è andata così e di avere diverse prove a sua discolpa”, spiega Bacillieri, che lo assiste insieme al collega Ercole Cavarretta. Cavazza, ancora, «dice che non c’è stata nessuna costrizione, nessuna violenza fisica o psicologica. Ora valuteremo in base alla lettura delle carte se rispondere alle domande nell’interrogatorio di garanzia».

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La ragazza di 17 anni che ha partecipato alle feste invece racconta, come riporta Repubblica:

Luca Cavazza, ex candidato della Lega, è per i pm uno dei protagonisti. La 17enne lo conosce al PalaDozza, tempio del basket cittadino. Lei è affascinata da quel capo ultrà che tifa Virtus e che il 12 ottobre 2019 le apre le porte di “Villa Inferno”, l’abitazione dell’imprenditore (oggi in carcere) Davide Bacci. «Appena arrivati a casa di Bacci ho visto che c’erano una decina di persone tra ragazzi e ragazze che stavano pippando». Lei si apparta in una stanza con una donna, Bacci entra con gli amici «e ha cominciato a filmarci». Video che verranno diffusi. Poi giù, nella sauna, «lì ricordo di aver avuto un rapporto sessuale con lui che non sono riuscita a negare anche perché ero in casa sua dove avevo assunto gratuitamente parecchia coca». Cavazza, dice, «mi utilizzava per accedere a delle feste dove si sarebbe consumata coca, per assumerne lui gratuitamente e poi offrire me per attività sessuale di gruppo, io accettavo perché volevo la coca». È l’ultrà a presentarla a un avvocato, indagato, con cui «ho subito cominciato a uscire sia perché mi procurava della droga da consumare insieme sia perché mi trovavo bene a casa sua», sempre molto frequentata da quelli del giro della curva.

Bacci: di fronte al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma i suoi difensori hanno assicurato che «si farà interrogare al momento opportuno” e hanno presentato un’istanza per i domiciliari, nella convinzione che la posizione dell’imprenditore non sia diversa da quella degli altri indagati. Se il giudice dovesse accoglierla, Bacci non sarà agli arresti a Villa Inferno, ma a casa del padre, come indicato dagli avvocati. Che hanno anche rivolto un appello a non anticipare i giudizi:» Il clamore mediatico che ha avuto questa vicenda è stato forte. Questo è normale, per certi versi, ma l’utilizzo di ampi stralci dell’ordinanza sulle pagine dei quotidiani segnala una situazione in cui si è anticipato un giudizio processuale e questo non va bene, perché i processi si fanno nei luoghi opportuni che sono le aule di giustizia”, ha detto l’avvocato Roberto D’Errico, che assiste Bacci insieme al collega Giovanni Voltarella.

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