Lega, la storia dei milioni spariti nel nulla

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-25

I tanti movimenti di denaro sospetti che coinvolgono il partito di Salvini. E le indagini della procura fino a Bolzano

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Oggi Repubblica riepiloga in un articolo di Marco Lignana la storia dei milioni della Lega spariti nel nulla: una vicenda che comincia due mesi dopo le condanne a Bossi e Belsito nell’estate del 2017:

Il tribunale di Genova, su richiesta del pubblico ministero Paola Calleri, autorizza il sequestro dei 49 milioni. Ma i magistrati scoprono ben presto che il piatto piange. Nelle casse del Carroccio trovano soltanto 3 milioni e poco più. Bisogna scovarne altri 46. La procura cerca allora altre strade. Dopo una serie di ricorsi e controricorsi, la Corte di Cassazione autorizza il sequestro dei soldi che entreranno in futuro sui conti leghisti, fino a raggiungere i 46 milioni mancanti.

Proprio in questi giorni sono attese le motivazioni della sentenza della Suprema Corte che fissano le linee guida a cui dovrà attenersi la procura. Nel
frattempo, i magistrati compiono un’altra mossa. Non trovando soldi nei conti del partito, li vanno a chiedere personalmente ai condannati Bossi, Belsito, Aldovisi, Sanavio e Turci. Così è uno dei tre ex revisori, Stefano Aldovisi, a segnare la svolta nella vicenda. Lo scorso 28 dicembre presenta un esposto alla procura genovese in cui, in sostanza, dice: «Voi mi chiedete soldi che non ho, ma guardate questi documenti».

I fogli allegati partono da un articolo dell’Espresso del novembre 2015, che racconta una serie di iniziative finanziarie compiute dalla nuova Lega dopo il crollo dell’impero di Bossi, sia nel periodo di leadership di Maroni sia in quello di Salvini. Movimenti per spostare il denaro dai conti correnti una volta scoppiati i guai giudiziari del partito, che guardano anche all’estero.

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Belsito e Bossi

Dall’esposto nasce a gennaio l’apertura di un’inchiesta per riciclaggio. Alcuni movimenti, secondo quanto trapela, sono stati ricostruiti:

Nel 2016 dieci milioni partono da un conto di “transito” della banca Sparkasse di Bolzano, uno degli istituti scelti dai vertici leghisti, in direzione del Lussemburgo per approdare sul conto di Pharus Management, fondo di investimento collettivo con sede nel granducato. Poco meno di due anni dopo, nel gennaio del 2018, tre di quei milioni compiono il percorso inverso per rientrare nei depositi della banca.

Secondo Gerhard Brandstaetter, presidente di Sparkasse, movimenti che con la Lega non c’entrano nulla. Di opposto parere la procura. Che mentre chiede una rogatoria al Lussemburgo, dieci giorni fa invia a Bolzano la Guardia di finanza di Genova: i militari vanno dritti nel palazzo di Sparkasse di via Cassa di Risparmio. Altre perquisizioni scattano nella filiale di Milano dove, fino al 2014, la Lega era titolare di un conto, ma pure negli uffici e nelle case di alcuni dirigenti. Il materiale sequestrato, sperano gli investigatori, potrà chiarire molto almeno su una parte dei 46 milioni che la Lega ha fatto sparire.

Leggi sull’argomento: I 200mila euro di Parnasi per la Lega

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