Le vittime di pedofilia dell’Istituto Provolo accusano Papa Francesco

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-13

“Sapevi e non hai agito”: è la durissima accusa al Papa dalle vittime di abusi da parte del clero partiti dall’Istituto Provolo, struttura per i bambini sordomuti

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“Sapevi e non hai agito”: è la durissima accusa al Papa dalle vittime di abusi da parte del clero partiti dall’Istituto Provolo, struttura per i bambini sordomuti. Le vittime, sostenute dalla rete Eca (End Clergy Abuse) saranno la prossima settimana a Roma e a Ginevra per denunciare i fatti ma anche con la richiesta (inviata il 5 febbraio) di un “incontro pubblico” con Papa Francesco, esattamente ad un anno dal Summit sulla questione della pedofilia che si tenne in Vaticano.

Le vittime di pedofilia accusano Papa Francesco

La questione degli abusi al Provolo parte dall’istituto di Verona ma poi ha avuto anche gravissimi casi in Argentina, nella provincia di Mendoza, dove è in corso un processo. Le iniziative dell’Eca cominceranno lunedì 17 febbraio con una conferenza stampa a Roma, nella sede della stampa estera, ma gli appelli nel corso della settimana saranno rivolti anche all’Onu a Ginevra e alle strutture vaticane che si occupano di lotta alla pedofilia, come la Congregazione per la Dottrina della Fede. Le vittime sopravvissute agli abusi saranno dunque a Roma il 20-22 febbraio, dopo tre giorni di incontri con i funzionari delle Nazioni Unite a Ginevra, dove presenteranno “prove dei loro casi di abuso di violazioni dei diritti umani da parte del Papa e della Santa Sede”. Il caso Provolo conta alcuni arresti – ricorda Ecoglobal – a fine 2016, innanzitutto quelli di padre Nicola Corradi e di padre Horacio Corbacho. Nel recente processo in Argentina contro i due sacerdoti e un impiegato laico, più di 20 vittime sorde hanno testimoniato di essere state aggredite sessualmente e maltrattate fisicamente all’Istituto, alcune già all’età di cinque anni. “Questo mese, altri nove presunti autori di reato e dovrebbero essere processati, tra cui due suore”, riferisce la rete anti-abusi.

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