Attualità
La trappola dello zaino senza soldi nell’omicidio di Luca Sacchi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-11-02
Quando Del Grosso e Pirino scappano dopo l’omicidio di Luca Sacchi si accorgono che i soldi che dovevano servire ad acquistare un grosso quantitativo di droga, secondo le ipotesi di indagine marijuana o cocaina, non c’erano. Come è andata davvero?
Secondo quanto riferito da Valerio Del Grosso agli amici di Casal Monastero, una volta strappato via lo zainetto ad Anastasia Kylemnyk, la fidanzata di Luca Sacchi, durante la fuga, lui e Paolo Pirino si sarebbero accorti che i soldi che dovevano servire ad acquistare un grosso quantitativo di droga, secondo le ipotesi di indagine marijuana o cocaina, non c’erano. Questo spiegherebbe la scomparsa del denaro e il mancato ritrovamento del frutto della rapina con omicidio che è costata la vita a Sacchi. E questo cambia di molto la prospettiva di quanto accaduto a Colli Albani davanti al pub John Cabot.
La trappola dello zaino senza soldi nell’omicidio di Luca Sacchi
La ricostruzione della vicenda a questo punto coinvolge i tanti entrati in scena nella storia come semplici testimoni. Scrive Maria Elena Vincenzi su Repubblica che è Giovanni P. il contatto con i due emissari mandati da Valerio Del Grosso.
Era stato lui a incontrare, in via Latina, quella sera del 23 ottobre, Simone P. e Valerio R.. Questi due spiegano che, insieme a lui, c’era una ragazza, Anastasiya Kylemniyk, che aveva mostrato uno zaino con mazzette di soldi. Poco dopo sul posto arriva proprio Del Grosso, accompagnato dall’altro indagato Paolo Pirino: i soldi ci sono, la cessione si può fare. Ma il killer deve andare a prendere l’erba. Passa un’ora e venticinque minuti.
Alle 22.55 Valerio, Simone e l’altro Valerio sono dentro al pub di Colli Albani. Non si sa, non si capisce per quale motivo fuori dal pub ci siano solo Anastasiya e Luca. Sia P. sia R. dicono di avere sentito uno sparo, ma di non avere visto nulla. Sta di fatto che quando qualche minuto dopo sul posto arrivano i carabinieri, di R., P. e P. non c’è traccia. E se per i primi due, collegati ai killer, è facile capire perché si siano dati alla fuga, meno chiaro è il perché se ne sia andato P., amico “intimo” (così viene definito) di Luca.
Nella versione che fornisce a caldo agli inquirenti P. omette tutta la questione della droga, parla di una serata «tra amici finita male», senza un perché. Scrive il gip nell’ordinanza con la quale ha disposto l’arresto per Del Grosso e Pirino che P. «ha confermato la sua presenza nel pub di Colli Albani la sera del 23 ottobre in compagnia dei suoi amici Luca Sacchi e la fidanzata Anastasiya, nonché di aver sentito l’esplosione di un colpo di arma da fuoco seguito dalle urla di dolore. Ha però negato di conoscere Del Grosso, R. e P.». E non c’è dubbio che questa sia una bugia perché, invece, i due emissari sono concordi nel dire di avere trattato proprio con lui.
Tra i sospetti ai quali stanno lavorando gli investigatori c’è anche quello che sia stato lui a “vendere” i suoi amici. Che fosse d’accordo con P., R. e forse Del Grosso per prendersi i soldi senza consegnare l’hashish. D’altronde, forse è proprio a lui che si riferisce il papà di Luca, Alfonso, quando dice che il figlio «si è fidato troppo».
Durante la sua conferenza stampa di mercoledì ha parlato a lungo di P.: «Un ragazzo che mio figlio conosceva: questa persona l’aveva rivista da 5 o 6 mesi, si conoscevano dai tempi del liceo, caricavano le moto sui carrelli e andava a correre in pista con lui a Latina. Ma non è mai salito a casa».
Luca ucciso per rapinarlo e l’amico del pusher
Il Messaggero racconta oggi in un articolo a firma di Alessia Marani e Camilla Mozzetti che sarà decisiva la ricostruzione delle ore precedenti al delitto:
Alle 22.55, con una telefonata, Del Grosso avvisa P. che stava tornando con lo stupefacente. Subito dopo, come metterà a verbale, P. sostiene «di aver sentito un’esplosione e le grida di una ragazza… la stessa che aveva fatto vedere i soldi». Aggiungendo di avere intuito «che qualcosa era andato storto nella compravendita». I ragazzi scappano. P. rivedrà Del Grosso il giorno dopo perché gli deve ridare la felpa di una tuta. Ed è in questa occasione che il pasticcere riferisce a lui (ma anche ad altri nel quartiere) che nello zaino, poi fatto ritrovare a Tor Bella Monaca, tutti quei soldi non c’erano: solo 20 o 30 euro.
Una bugia per discolparsi della rapina o non dividere il bottino? Oppure quel denaro è stato tolto dallo zaino da chi voleva comprare la droga quando Del Grosso torna a Casal Monastero e si mette a cercare la marjiuana da portare con Pirino? Anche Anastasia dirà ai carabinieri di avere avuto nello zaino solo pochi euro. Di certo nessuno ha mai contato quei soldi che, di fatto, sarebbero spariti
Leggi anche: Le nuove alleanze per lo spaccio di droga a Roma