Attualità
La storia dell’orso che ha aggredito due persone a Fontana Maora in Trentino
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-06-24
Ieri firmata l’ordinanza di abbattimento. Il racconto di quanto poco dopo le 17 in località Fontana Maora, quota 1700 metri, tra il laghetto di Verdè e il rifugio Peller
Ieri sera il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha firmato un’ordinanza di abbattimento nei confronti dell’orso che ha aggredito sul monte Peller Fabio Misseroni, 59 anni, e il figlio Christian, 28 anni, che vivono a Cles nella Val di Non. Gli abiti dei due feriti ed altri campioni utili ad identificare l’animale attraverso l’analisi del Dna sono stati già inviati al laboratorio della Fondazione Mach. I due hanno raccontato a Repubblica l’accaduto, poco dopo le 17 in località Fontana Maora, quota 1700 metri, tra il laghetto di Verdè e il rifugio Peller:
«Avevamo lasciato l’auto da dieci minuti — dice Christian — e volevamo raggiungere un dosso panoramico. Vicino al sentiero, siamo entrati pochi metri nel bosco. Mio padre camminava dietro e abbiamo smesso di parlare. Stavamo superando una radura quando il silenzio è stato rotto da un ruggito e siamo stati investiti da una ventata». Nemmeno il tempo di capire cosa stava per succedere. «Da dietro un larice giovane — dice Fabio — è sbucato un grosso orso. L’ho visto balzare frontalmente a noi e gettarsi sopra mio figlio. L’ha scaraventato sull’erba di schiena e gli ha conficcato gli artigli in una coscia per bloccarlo. Con il muso cercava di morderlo alla gola».
«Ho provato invano — dice Christian — a ripararmi dietro un abete. Troppo tardi. Ho sentito artigli e zanne nella carne, ho pensato che fosse la fine e gridavo a mio padre di scappare. Invece lui, senza pensare a sé, ha scelto di provare a salvarmi». Fabio Misseroni è un uomo di montagna, atletico e con la forza del macellaio. «Senza pensarci — dice — mi sono buttato a mani nude
contro la bestia. È stata la disperazione di vedere mio figlio sbranato. L’orso l’ha mollato subito, ma si è scagliato contro di me. Altro che un toro ferito: mai visto una furia simile».
«Mio padre — dice Christian — è rimasto schiacciato sotto l’animale. Ha cercato di sollevarlo piantandogli una gamba nel ventre, ma una zampata gli ha frantumato il perone. Altre unghiate gli hanno aperto braccio e mani. Ancora un colpo e lo uccideva. Allora mi sono alzato: ho cominciato a urlare e ad agitare le braccia sopra la mia testa per sembrare più grande». È il consiglio dei manuali in caso di rari attacchi violenti. Ha funzionato. «L’orso ha avuto un’esitazione — dice Fabio — sorpreso dalle grida e dalla nostra resistenza. Ha smesso di colpirmi, si è alzato in piedi e sono riuscito a respirare. Mio figlio mi ha preso per un braccio e mi ha trascinato via, da sotto le sue zampe. Questa volta è stato lui a salvare la vita a me».