Attualità
La lettera del dirigente ENI per accreditare Savoini
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-10-12
La stessa società dell’Eni, e Des Dorides, come racconta l’Espresso, sono al centro di un’altra inchiesta a Milano su presunte tangenti milionarie a indagati italiani. Le indagini devono ancora chiarire se la banca inglese avesse già siglato precedenti mediazioni con il gruppo Eni
L’Espresso, nel numero in edicola da domani, rivela un nuovo pezzo dell’inchiesta sugli incontri riservati tra Savoini, i suoi consulenti italiani e gli emissari russi per far arrivare alla Lega alcune decine di milioni, utilizzando l’intermediazione di un maxi-contratto petrolifero con una società statale di Mosca. L’affare del Metropol era stato rivelato da Giovanni Tizian e Stefano Vergine de l’Espresso il 24 febbraio del 2019, a luglio – poco dopo la pubblicazione dell’audio dell’incontro sul sito BuzzFeed – la procura di Milano ha aperto un’inchiesta per corruzione internazionale.
Il tribunale del Riesame, confermando il sequestro degli archivi informatici di Savoini a fine settembre, ha messo nero su bianco che l’accordo raggiunto a Mosca prevedeva di «finanziare la campagna elettorale della Lega per le Europee» dirottando al partito «il 4% del prezzo pagato dall’Eni» su una fornitura di gasolio: «250 mila tonnellate al mese, per tre anni».
I documenti trovati dall’Espresso ora certificano che una società dell’Eni, nel 2017, ha accreditato come proprio «partner d’affari affidabile» la Euro-Ib, la piccola banca inglese rappresentata negli incontri a Mosca da Meranda. Il documento fu trasmesso da Meranda a Savoini, l’8 febbraio 2018: gli uffici interni di controllo di Gazprom chiedevano garanzie sul compratore finale. Meranda, a nome della banca, rispose che «Euro-Ib compra per vendere all’Eni», allegando a riprova la lettera di referenze del gruppo italiano. La missiva, «strettamente confidenziale», è firmata da un manager di una sede estera, in qualità di responsabile degli acquisti petroliferi del gruppo italiano, Alessandro Des Dorides.
La stessa società dell’Eni, e Des Dorides, come racconta l’Espresso, sono al centro di un’altra inchiesta a Milano su presunte tangenti milionarie a indagati italiani. Le indagini devono ancora chiarire se la banca inglese avesse già siglato precedenti mediazioni con il gruppo Eni, direttamente o indirettamente, o se invece la lettera sia stata scritta solo per spianare la strada all’accordo con Gazprom.
Eni si è dichiarata estranea alla trattativa russa, assicurando di non aver mai finanziato la Lega né altri partiti politici. “La lettera citata nell’articolo è una mera lettera di referenza generica, risalente a maggio 2017”, fa sapere la società, cioè “un anno e mezzo prima del periodo oggetto dell’inchiesta, e riflette una dichiarazione imputabile a chi l’ha sottoscritta (Alessandro Des Dorides), non trovando alcun reale riscontro nelle attività commerciali effettive di ETS. Non certifica in alcun modo la conclusione di operazioni commerciali con Euro-IB”. Des Dorides è stato licenziato a giugno di quest’anno.
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