Karina García, la candidata sindaco colombiana giustiziata prima delle elezioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-03

Il commando, la cui matrice non è stata ancora identificata, avrebbe sparato con fucili e granate, uccidendo sei dei sette uomini all’interno dell’abitacolo e dando poi fuoco all’autovettura. Karina García è stata ritrovata morta con il volto bruciato

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Domenica 1 settembre verso le 8 di sera gli abitanti di una zona rurale poco fuori da Suárez, nel dipartimento di Cauca, nel sud ovest della Colombia, hanno sentito due forti esplosioni provenienti da una zona tra Betulia e Bellavista. All’arrivo sul posto le forze dell’ordine hanno trovato sei corpi senza vita e un auto incendiata con evidenti segni di arma da fuoco sulla carrozzeria e resti di artiglieria pesante nella zona circostante. Solo il conducente tra le persone presenti nell’autovettura si è salvato. Il giorno successivo le autorità hanno riferito che all’interno del veicolo era presente Karina García Sierra, la prima donna candidata alla carica di sindaco per la cittadina di Suárez, assieme a sua madre Otilia Sierra e ad altre cinque persone legate alla sua sfera politica. Secondo quanto ricostruito dalle autorità e dal coroner l’auto sarebbe stata arrestata da un’altra autovettura che si sarebbe messa di traverso sul senso di marcia opposto bloccandone la corsa. Non è però ancora chiaro se i sei passeggeri siano morti per le ferite da arma da fuoco o per l’incendio.

Karina García, la candidata sindaco colombiana giustiziata prima delle elezioni

 

Il commando, la cui matrice non è stata ancora identificata, avrebbe sparato con fucili e granate, uccidendo sei dei sette uomini all’interno dell’abitacolo e dando poi fuoco all’autovettura. Karina García è stata ritrovata morta con il volto bruciato. Nei giorni scorsi sempre nella zona di Betulia, alcuni addetti alla campagna elettorale erano stati minacciati da alcuni clan locali mentre affiggevano manifesti elettorali. L’episodio risale allo scorso 21 agosto ed è stato segnalato dalla stessa Karina la settimana successiva, mercoledì 28 agosto. La donna ha inoltre raccontato di aver notato molti dei suoi poster bruciati e vandalizzati con scritte di varia natura. Nel video Karina ha chiesto ai suoi sostenitori e detrattori di abbassare i toni del dibattito. Karina ha inoltre etichettato come fake news il fatto che non era sua intenzione chiedere, in caso di vittoria, l’intervento dei paramilitari e che non avrebbe nemmeno espropriato la terra a nessuno. Per via delle violenze la donna, poco più che trentenne, era stata inserita in un programma di protezione, e aveva chiesto attenzione ad alcune alte cariche politiche. Oggi suo padre Orlando ha però accusato le autorità di non aver dato le giuste attenzioni esponendo sua figlia al pericolo.

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Una taglia su due dissidenti della Farc

Negli ultimi anni la regione di Cauca è sprofondata in una crisi di violenza e sicurezza, soprattutto per gli scontri tra le armate della Farc e quella dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). Secondo quanto appreso la zona dell’attentato è indicata come perimetro di azione del clan del Golfo, il maggiore cartello del Paese, ma anche di alcuni dissidenti dalla Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia di ispirazione comunista nate nel 1964 per reprimere alcune spinte indipendentiste. Le Farc sono state per anni ritenute dalla comunità internazionale uno dei peggiori gruppi terroristici al mondo, e sono state oggetto di repressione da parte di uno dei predecessori di Duque più importanti per la storia del Paese, Alvaro Uribe. Nel 2016, sotto il mandato del liberale Juan Manuel Santos, il Parlamento ha votato un’amnistia.

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Una taglia su due dissidenti della Farc

 

Secondo quanto emerso, le indagini sui colpevoli della strage di Suárez si starebbero indirizzando proprio verso la costellazione delle Farc. Il ministro dell’interno colombiano Guillermo Botero ha diffuso di aver messo una taglia totale di 150 milioni di pesos (circa 30 mila euro) per chi offra informazioni utili alla cattura di Mayimbú e Marlon, due dissidenti della Farc che tra lo scorso marzo e aprile sono stati tra i principali attori dello sciopero a favore delle comunità indigene che per 27 giorni ha bloccato la Panamericana, un rete viaria che collega il nord America al sud America. Secondo indiscrezioni i due dissidenti farebbero parte della cellula Jaime Martinez, che ha molto a cuore quel territorio anche perché è considerato la “Joya” del narcotraffico, visto che al suo interno nasconde numerose piantagioni di coca e numerosi laboratori di raffinazione. La cellula Jaime Martinez, tra le altre cose, starebbe attentando alla vita dell’attuale presidente della Colombia Ivan Duque, il più giovane presidente che la Colombia abbia mai avuto, eletto tra le fila del partito Centro Democratico, di destra, che ha studiato negli Stati Uniti e che è un oppositore della dittatura del presidente venezuelano Nicolas Maduro e in generale del narcotraffico. Tra Duque e Rodrigo Londoño, conosciuto come Timochenko, recentemente c’è stata una stretta di mano che ha suggellato un patto di non violenza proprio in vista delle prossime elezioni del 27 ottobre. Il fatto a creato non poco clamore e non pochi malumori, anche tra le altissime cariche della Farc di cui Londoño fa parte.

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Tante le violenze ai danni dei candidati in Colombia

L’espisodio di domenica fa parte di una grande costellazione di incidenti. Il 27 ottobre sono previste in Colombia le elezioni regionali per eleggere i 32 dipartimenti del Paese e circa 1100 sindaci (tra cui quello di Bogotà) e altre importanti istituzioni locali. Questo appuntamento è considerato l’appuntamenti più importante da qui al maggio del 2022, quando verrà rinnovato il Presidente della Colombia, visto che contribuiranno a disegnare l’architrave burocratico della Colombia dei prossimi anni. Proprio con l’approssimarsi delle elezioni si sono registrate numerose defezioni ai danni dei candidati, portando a più di venti gli episodi di violenza in meno di un mese.

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