Attualità
“Il principe saudita è il mandante dell’omicidio Khasoggi”: quel rapporto Usa che inchioda Renzi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2021-02-27
Un mese fa il leader di Italia Viva era volato a Ryad a baciare la pantofola del principe ereditario saudita, definendo l’Arabia Saudita la nuova “culla del Rinascimento”. Ora un rapporto dell’amministrazione Biden dimostra che è solo il mandante di un omicidio
Quelli che fino a ieri erano solo fortissimi sospetti ora sono prove, messe lì, nero su bianco dall’intelligence Usa in un rapporto pubblicato dall’amministrazione Biden, a certificare una verità ormai innegabile e incontrovertibile: il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, è direttamente coinvolto nell’omicidio di Jamal Khasoggi, il giornalista ucciso e barbaramente fatto a pezzi nel 2018 all’ambasciata saudita di Istanbul. Sì, proprio lui, l’uomo che, appena un mese fa, era stato salutato da Matteo Renzi a Riyad come una specie di illuminato progressista e l’Arabia Saudita tratteggiata come una culla di – parole testuali – un “nuovo Rinascimento”. Un disturbo costato 80.000 euro per il senatore di Rignano, come gettone di partecipazione al Future Investment Initiative, il board mondiale che fa capo proprio a bin Salman.
Come si concilia tutto questo col ruolo istituzionale di un ex Presidente del Consiglio italiano, che, pur nel ruolo di “senatore semplice di Scandicci”, come spesso si è definito, ha dimostrato di poter essere decisivo per la caduta e il varo di vecchi e nuovi governi? Interrogato sul tema, Renzi ha sempre detto che avrebbe risposto alle domande dei giornalisti sull’Arabia Saudita dopo la crisi di governo. Ora non solo la crisi di governo è finita da un pezzo, non solo il nuovo governo Draghi si è insediato, ma ora esiste anche questo nuovo rapporto Usa a mettere alle strette Renzi, costringendolo a fornire spiegazioni su quello che appare in modo sempre più evidente come un enorme conflitto di interessi, oltreché una presenza politicamente inopportuna, alla corte di quello che è, al di là di ogni ragionevole dubbio, il mandante di un omicidio. Altro che “principe rinascimentale”.
In realtà, il rapporto Usa è solo l’ultima goccia di una serie infinita di denunce nei confronti delle autorità saudite, finite nel mirino di numerose associazioni per i diritti umani tanto per il caso Kashoggi quanto per il trattamento riservato alle donne, oltre alla sistematica repressione di ogni diritto. Negli ultimi anni Amnesty International ha sottolineato “l’intensificazione la repressione dei diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione; hanno vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone critiche nei confronti del governo, difensori dei diritti umani, compresi attivisti per i diritti delle donne, membri della minoranza sciita e familiari di attivisti”. E tutto questo era ben noto anche prima che Renzi volasse a Ryad a baciare la pantofola a bin Salman.
A questo punto Renzi è chiamato a prendere una decisione, come in tanti esponenti politici (tra cui anche i dem Gianni Cuperlo ed Enrico Rossi) gli hanno chiesto a gran voce in queste ore: o si dimette dal board, rinunciando a ogni rapporto col principe saudita, oppure si dimette da senatore, per il rispetto dovuto alle istituzioni che rappresenta, incompatibili con un regime oscurantista e sanguinario come quello saudita. Tocca a lui decidere.