Il piano per la fase 2 nel Lazio: visite e tamponi a domicilio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-11

L’acronimo è Uscar e saranno formate da due medici e due infermieri, che saranno arruolati su base volontaria tra il personale in servizio. Avranno una strumentazione complessa: tamponi, provette per il prelievo, borse mediche con ossimetro, test rapidi e dispositivi di protezione. Interverranno in situazioni di emergenza

article-post

Ci sono anche le Unità Speciali nel piano per la Fase 2 elaborato dalla Regione Lazio.  Saranno formate da due medici e due infermieri e verranno sguinzagliate nei quartieri e nei paesi per intercettare a domicilio i pazienti sospetti, quelli più fragili con patologie pregresse come l’ipertensione. Spiega oggi Il Messaggero:

Dovranno monitorare chi è in isolamento a casa o in hotel perché contagiato da Covid-19. E andranno anche nelle residenze sanitarie assistenziali, le strutture riservate agli anziani più a rischio, dove in queste settimane si sono sviluppati numerosi focolai. L’obiettivo è avere almeno 30 squadre speciali, qualcuno le ha chiamate “squadre Spallanzani” e dipenderanno direttamente dalla Unità di crisi diretta dall’assessore regionale Alessio D’Amato.

In sintesi: la politica anti Covid-19 del Lazio, riassunta in un documento firmato dall’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, e dal direttore del settore, Renato Botti, punta a portare fuori dagli ospedali la battaglia contro l’epidemia. Sia chiaro: i cinque Covid-hospital aperti solo su Roma (arriverà il sesto al Celio) non smobiliteranno, anzi continueranno ad avere un ruolo centrale coordinato dallo Spallanzani, e resteranno operativi i 400 posti aggiuntivi di terapia intensiva. Ma se si vuole fermare il contagio, anche quando si potranno socchiudere le porte delle nostre case, sarà necessario andare a fermare i nuovi focolai sul nascere e seguire con attenzione i casi acclarati o sospetti, anche a domicilio.

coronavirus lazio
I dati sul Coronavirus nel Lazio (Il Messaggero, 11 aprile 2020)

L’acronimo è Uscar e saranno formate da due medici e due infermieri, che saranno arruolati su base volontaria tra il personale in servizio ma attingendo anche da laureati in medicina se dovesse servire.

Avranno una strumentazione complessa: tamponi, provette per il prelievo, borse mediche con ossimetro, test rapidi e dispositivi di protezione. Interverranno in situazioni di emergenza, in particolare su residenze sanitarie assistite con focolaio in corso. Obiettivo: fermare il contagio prima che diventi inarrestabile ogni qual volta si manifestino nuovi cluster. Le squadre dovrebbero essere pronte già tra due settimane. A queste si aggiungeranno le Api, (assistenza proattiva infermieristica), con attività a domicilio: 580 infermieri (in questo caso neo assunti attingendo dalle graduatorie) che avranno, tra l’altro il compito di tenere sotto sorveglianza le persone più a rischio per Covid-19.

Leggi anche: Il direttore del Pio Albergo Trivulzio indagato per omicidio colposo

Potrebbe interessarti anche