I messaggi Whatsapp di Rocco Casalino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-22

Andrea Scanzi sul Fatto rivela oggi un curioso aneddoto riguardo una notizia circolata dopo il voto del 4 marzo…

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Per qualche tempo ci siamo chiesti chi ci fosse dietro la storia dei brogli sul voto “rubato” all’estero che si è diffusa nei giorni successivi al voto del 4 marzo. Oggi un bel pezzo di Andrea Scanzi su Rocco Casalino ci toglie il dubbio:

Sta a Di Maio come Filippo Sensi stava Renzi. Se per esempio la Lombardi va in tivù, è lui a spingere perché il contraddittorio non sia troppo duro. Ogni tanto prende qualche cantonata, tipo scambiare la frase “la toppa peggio del buco”per un vergognoso insulto omofobo (Casalino si è dichiarato bisessuale). Figurarsi: la frase è solo un modo di dire –usato ad esempio da Nereo Rocco –per indicare quando un personaggio cerca di rimediare a un errore con una mossa peggiore della precedente. E al permaloso Casalino capita.

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Ogni tanto usa i Whatsapp dei giornalisti per “spammarli” con notizie prescindibili e talora complottistiche, tipo il sedicente “broglio” dei voti al l’estero che Casalino volle segnalare proprio il 4 marzo (senza che nessuno gliel’avesse chiesto) all’umano mondo. Dopo il voto, è stato Casalino a gestire i colloqui per gli aspiranti nuovi “comunicatori” 5 Stelle. Domande tipo: “A quanto ammonta il reddito di cittadinanza? Cosa è la soglia del 3 per cento? Con quali maggioranze vengono eletti i presidenti delle due Camere?”.

Se vuoi contattare un parlamentare 5 Stelle, ti rispondono: “Chiedi a Casalino”. Secondo Enrico Mentana, che di recente lo ha salvato da un imbarazzante fuori onda, “Rocco Casalino fa il suo lavoro né meglio né peggio di tutti gli altri portavoce”. Secondo molti conduttori tivù, è invece uno dei più scaltri e preparati tra i grillini.

Nel servizio andato in onda il 4 marzo le Iene avevano “documentato” una compravendita di voti. Addirittura chi comprava i voti andava a farlo direttamente alla “fonte” ovvero presso una delle tipografie incaricate di stampare le schede elettorali.

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La Farnesina aveva risposto con una nota dove precisava che «la tipografia nel video non è quella incaricata dal Consolato Generale di Colonia per la stampa del materiale elettorale; le schede che appaiono non sono abbinate a certificati elettorali (che contengono i codici elettori) e pertanto risultano inutilizzabili; nel video non appaiono le buste preaffrancate obbligatorie per legge per la restituzione all’ufficio mittente». Un altro dettaglio significativo è il fatto che la compravendita delle schede avrebbe avuto luogo nella serata del 28 febbraio. Secondo il Ministero degli Esteri «i tempi di spedizione non sarebbero comunque stati sufficienti per far giungere il materiale entro il 1 marzo al Consolato. Lo stesso Consolato, in effetti, ha ricevuto regolarmente per posta il 1 marzo solo 1500 plichi, numero del tutto in linea con gli arrivi di quei giorni».

Leggi sull’argomento: Quello che non torna nel servizio delle Iene sul voto “rubato” all’estero

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