Attualità
I cinque misteri degli attentati di Parigi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-11-22
Chi è il capo che ha coordinato i tre raid? Esisteva un quarto commando? Cosa è successo allo Stade de France? Chi è il terzo morto di Saint Denis? Quale è stato il ruolo di Abaaoud?
Marco Imarisio sul Corriere di oggi riepiloga cinque punti ancora oscuri degli attentati di Parigi. Salah Abdeslam resta il ricercato numero uno soprattutto in Belgio, dove sarebbe stato visto più volte negli ultimi giorni. Grazie ad una stretta sui suoi complici, la polizia ha appurato la sua presenza nella zona di Bruxelles, molto probabilmente munito di quella cintura esplosiva che per motivi ignoti non ha innescato venerdì scorso, e che sarebbe pronto ad usare a Bruxelles. Ma Salah si sentirebbe già braccato, stando ad alcuni suoi amici, e forse per questo ancora più pericoloso, visto che avrebbe alle calcagna anche i suoi ‘capi’ dell’Isis, a cui dovrà spiegare perché a Parigi non ha portato a termine il compito che gli era stato assegnato. Gli amici del terrorista, tre finora quelli arrestati a Bruxelles, hanno cominciato a parlare. E hanno dato delle indicazioni molto utili agli inquirenti. Uno dei due che lo hanno prelevato a Parigi sabato mattina per riportarlo a Bruxelles, ha detto che non aveva armi con sé, ma “portava un vestito grosso, forse una cintura esplosiva o qualcosa di simile”. Ed era “molto nervoso, probabilmente pronto a farsi esplodere”, tanto da aver spaventato molto i due ‘ingenui’ complici, per i quali è stato confermato il mandato d’arresto per due mesi. C’è poi un nuovo arresto, il terzo amico, A.Lazez, 39enne di Jette, un quartiere di Bruxelles.
I cinque punti oscuri degli attentati di Parigi
A lui la polizia è arrivata tramite una ‘soffiata’ fatta mercoledì. Anche lui è sospettato di aver aiutato Salah dopo il venerdì di sangue, ma al momento ha ammesso solo di averlo visto sabato scorso. Ma Lazez è stato fermato nella sua auto, una Citroen, la stessa con cui pare sia stato visto Salah ad Anderlecht, e nella quale è stata trovata un’arma e macchie di sangue in corso di analisi. Inoltre, mentre si trovava negli uffici della polizia, Lazez ha ricevuto un sms che la polizia definisce “inquietante”, “L’ebreo non è qui”, che il sospetto non ha saputo giustificare. Per lui è quindi scattata comunque l’accusa di fiancheggiamento dei terroristi di Parigi. Infine, degli amici di Salah hanno raccontato alla Abc di esser stati contattati da lui via Skype, per chiedere loro aiuto per tornare in Siria. Il terrorista avrebbe confessato agli amici di sentirsi accerchiato sia dalla polizia di tutto il mondo che dai jihadisti dell’Isis “che lo stanno sorvegliando”. Salah avrebbe anche detto di essere “dispiaciuto” per non essere riuscito a farsi saltare in aria dopo gli attacchi di Parigi. Intanto però rimangono cinque punti interrogativi sulle modalità della strage:
1 – Chi è il capo che ha coordinato i tre raid?
La mente operativa degli attentati è Abdelhamid Abaaoud, morto nel raid a Saint Denis. Anche lui viene da Moleenbeek ed era il capo della cellula smantellata a Vervier. Ma anche lui, spiega il Corriere, sarebbe stato guidato da un diretto superiore dell’Isis, che gli avrebbe fornito i contatti e le coordinate per muoversi in una città che non conosceva, dove a quanto risulta non era quasi mai stato.
Gli investigatori l’avrebbero individuato, sarebbe l’uomo al quale è stato inviato il messaggio «siamo pronti» sul telefono ritrovato in un cestino. Molti sospetti convergono su un coinvolgimento attivo anche di Fabien Clain, la voce che rivendica gli attacchi, partito dalla Francia nel 2014. Adesso si scopre che pure lui, ispiratore della strage di Tolosa del marzo 2012, quando un suo discepolo uccise tre soldati e quattro civili di origine ebraica, sarebbe tornato in patria almeno una volta, nel febbraio di quest’anno.
Clain l’anno scorso ha raggiunto la Siria dopo quattro anni di carcere in Francia.
2 – Chi è il terzo uomo morto nel blitz di Saint-Denis?
L’esplosione che ha causato la morte di Hasna Aitboulachen è stata provocata da un uomo la cui identità è ancora sconosciuta.
La deduzione logica degli investigatori è che si tratti dell’unico membro del commando di venerdì 13 ancora sconosciuto, determinato a fare la stessa fine dei suoi compagni di strage. A mancare all’appello sono ancora due terroristi, dando per scontato che il commando fosse composto da 8 uomini, come sostenuto da Clain nel messaggio di rivendicazione. Tutto gira intorno a questi nomi mancanti. Gli esiti collaterali del blitz di Saint-Denis si sono rivelati infatti ben poca cosa. Erano state fermate sette persone. Tutte rilasciate. L’unico ancora in carcere è il proprietario presunto dello stabile. Alla fine si è scoperto che era ricercato per tentato omicidio.
3 – Qual è stato il vero ruolo di Abaaoud?
Le impronte digitali di Abaaoud sono state rilevate su un kalashnikov ritrovato nella Seat nera usata per la strage nei ristoranti, sulla quale viaggiavano Brahim Abdelsam, che si è fatto esplodere davanti a un bar di boulevard Voltaire, e un altro kamikaze sconosciuto. Venerdì 13, alle 22.14, un’ora dopo gli attacchi, una telecamera di sorveglianza lo riprende nella metro di Montreuil, dove è stata ritrovata la macchina. La polizia ritiene che fosse l’uomo al volante. Anche lui doveva morire nell’attentato. Dopo, gli è mancata la logistica. Per questo ha chiamato la cugina. Ignoto il luogo dove ha trascorso la prima notte in fuga. Si è scoperto che la casa a Aulnaysous-Bois della madre di Hasna Ait Boulachen è stata visitata e svuotata da persone giunte dal Belgio, poco prima dell’arrivo della polizia. Dista pochi chilometri da Montreuil.
4 – Il mistero del quarto commando
Il sospetto degli investigatori è che ci fosse un quarto commando che era pronto a colpire, guidato forse proprio da Salah Abdeslam. «Si è scoperto che la casa a Aulnaysous-Bois della madre di Hasna Ait Boulachen è stata visitata e svuotata da persone giunte dal Belgio, poco prima dell’arrivo della polizia. Dista pochi chilometri da Montreuil», racconta il Corriere. Chi si è mosso e perché?
5 – Cosa è successo allo Stade de France?
Lo Stade de France doveva essere l’obiettivo più grosso dei kamikaze nella notte degli attentati. Eppure l’attacco sembra essere andato completamente fallito, con tre kamikaze che hanno provocato una sola vittima. Sono stati fermati dai controlli all’entrata, che non hanno permesso ai tre di entrare. Ma è possibile che non abbiano pensato al rischio?