Attualità
I 48mila euro lordi che Renzi ha incassato da provincia e comune
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2015-07-30
Marco Lillo sul Fatto ci racconta la storia di una liquidazione furbissima
Alla fine Matteo Renzi ha incassato i 48mila euro lordi di trattamento di fine rapporto da Comune e Provincia di Firenze, per gli anni 2004-2014. Ne parla oggi Marco Lillo sul Fatto Quotidiano che ricostruisce tutta la non onorevole vicenda che ha coinvolto il premier e la sua famiglia, per l’azienda Chil Post SRL: i soldi arrivano grazie all’assunzione nell’azienda di famiglia dodici anni fa, alla vigilia della candidatura alla provincia, seguita dala cessione del ramo d’azienda del padre alla madre nel 2010 e al salvataggio del tfr di Matteo mentre l’impresa è fallita nel 2013 a Genova.
Infine il bel gesto delle dimissioni all’inizio del 2014, dopo che la storia era stata scoperta dal Fatto, con l’incasso dell’intera somma. Alla fine, i Renzi hanno fatto pagare alla collettività il tfr che ora Matteo ha ritirato: circa 48 mila euro lordi (la somma percepita sarà più bassa per via della tassazione). Non è possibile essere più precisi perché Renzi non ha voluto rispondere alle domande del Fatt o al suo portavoce per sei giorni: mediante sms, e-mail e whatsapp. Dal bilancio 2014 della Eventi 6 Srl, risulta che l’azienda ha pagato nel 2014 tfr per 60.787 euro ai dipendenti (Renzi e un’altra collega) che hanno lasciato la società. Nell’ottobre 2010, il tfr accumulato da Matteo Renzi, nelle casse della Eventi 6, era pari a 28 mila e 326 euro e il Comune di Firenze ha versato per lui, alla stessa società, altri 14 mila e 9 3 8 e u r o n e l p e r i o d o 2010-2013.
Quindi fanno 43mila e 264 euro esistenti al 28 febbraio 2013 ai quali vanno aggiunti i versamenti per l’ultimo anno da sindaco per arrivare appunto a circa 48 mila euro. La cronologia è nota ai lettori del nostro giornale, meno a quelli dei grandi quotidiani: Renzi il 28 ottobre 2003 è stato candidato dal suo partito di allora alla presidenza della Provincia di Firenze. Un giorno prima, il 27 ottobre, l’allora segretario provinciale della Margherita è stato assunto dall’azienda di famiglia, ChilPost Srl che, per anni, lo aveva mantenuto nella posizione di collaboratore coordinato e continuativo (pagato 18 mila euro lordi nel 2003).
L’assunzione di Renzi era stata una tipica furbata familiare:
Matteo Renzi era anche socio – con il 40% delle quote –della Chil e,il 17 ottobre 2003 (evitando così di farsi assumere in una società di sua proprietà), ha ceduto le quote alla madre, mentre la sorella Benedetta ha venduto le sue al babbo Tiziano. Dieci giorni dopo, l’ex socio Matteo è diventato unico dirigente della Chil Post. La stranezza è che mamma e papà scoprono di avere bisogno del figliolo proprio quando Matteo ha deciso di fare per5 anni il presidente della Provincia.Mentre le due sorelle,che tirano la carretta, restanocococo.
La scelta di mamma e papà Renzi ha un effetto immediato: grazie allo Statuto dei lavoratori, Renzi beneficia dei contributi figurativi. Così il presidente della Provincia eletto nel giugno del 2004 (e poi il sindaco di Firenze) ha diritto al versamento dei contributi da parte dell’ente locale ai fini della pensione e del tfr. Solo per otto mesi, da ottobre 2003 a giugno 2004, i contributi per Matteo sono stati pagati dalla sua famiglia, poi, per 10 anni, solo dai contribuenti fiorentini. Dopo che il Fatto scopre lo scandalo, Renzi decide di dare le dimissioni dalla Eventi 6 nei primi mesi del 2014. Un gesto del quale gli abbiamo dato atto che, però, porta con sé questo “effetto collaterale” favorevole per le tasche del premier. Mentre Renzi impone ai giovani di rinunciare alle garanzie dell’articolo 18, beneficia di un tesoretto costruito grazie al l’uso furbo dell’articolo 31 dello stesso Statuto dei lavoratori.