Attualità
I 10 milioni della Regione Lombardia per le mascherine senza un contratto
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-09
Fabrizio Bongiovanni, l’imprenditore arrestato nell’ambito dell’inchiesta tra Como e Milano sui dispositivi per ospedali
Non solo la Regione Lazio: una strana storia di mascherine c’è anche in Lombardia e uno dei protagonisti è Fabrizio Bongiovanni, , 44 anni di Castano Primo, ai domiciliari dal 27 aprile, arrestato per aver violato le leggi doganali e accusato anche di aver truffato la Regione, che lo ha denunciato dopo avergli affidato commesse per 13 milioni 970 mila euro.
Per la Lombardia, Bongiovanni, a marzo, è uno sconosciuto titolare di Eclettica srl, una piccola impresa con mille euro di capitale sociale: un negozio di abbigliamento a Turbigo. Eppure, senza garanzie, e «senza un contratto», Aria spa, la centrale unica degli acquisti per la Regione, gli anticipa 10 milioni e mezzo di euro. Ma dei dispositivi chiesti, a distanza di un mese, Bongiovanni ha consegnato solo una parte. Per questo il Nucleo di polizia economico finanziaria di Como ha sequestrato 3 milioni e 300 mila euro sui suoi conti. Solo uno dei casi sospetti su cui indaga anche la procura di Milano.
«A dicembre importavo già mascherine in Cina», racconta adesso Bongiovanni dai domiciliari. Così non gli è sembrata strana la telefonata di un intermediario, un professionista bresciano. Di chi si tratta? Che percentuale prende? «Di questo non parlo. Sapeva che avevo comprato mascherine russe su cui la Statale aveva fatto una ricerca. Gli ho detto che potevo procurarne altre dalla Cina». Dopodiché l’imprenditore viene contattato da Aria. «Non ho chiesto soldi. Dopo le truffe che avevano subito, ero l’unico a non chiedere anticipi». La Regione apre una lettera di credito e, via pec, manda la proposta di acquisto per 6 milioni e mezzo di dispositivi. «Nel testo c’era una postilla: il pagamento vincolato al controllo della protezione civile. Mi sono tirato indietro».
Aria a quel punto ritira la lettera di credito e decide di anticipare comunque a Bongiovanni 10 milioni e mezzo di euro. Senza garanzie, solo un’autocertificazione. Ma lei ha firmato un contratto? «No: mail e accordi telefonici». Ora lo accusano di frode per la mancata consegna di parte della merce. «Colpa della Regione! » , rilancia Bongiovanni. «Il 4 aprile, dopo l’ok di Aria, avevo comprato tutto. Ma loro hanno cambiato in corsa la tipologia dei dispositivi». E comunque è passato un mese. «Le difficoltà sono tante: il costo dei trasporti sui cargo che speculano, i controlli alla dogana cinese e a quella italiana. La merce è bloccata a Malpensa. Ho sbloccato invece altre 331mila FFP3». Bongiovanni, difeso dall’avvocato Lorenzo Labate, respinge insomma le accuse.