Attualità

Le minacce dei boss a Giletti e Di Matteo

neXtQuotidiano 14/07/2020

Repubblica racconta oggi in un articolo a firma di Salvo Palazzolo che l’11 maggio scorso, il boss palermitano Filippo Graviano, condannato per le stragi del ’92 e del ’93, non utilizzava mezzi termini all’ora d’aria per commentare l’ultima puntata di Non è l’Arena, andata in onda la sera precedente: «Quell’uomo… di Giletti e quel… di Di Matteo stanno scassando la minchia»:

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Repubblica racconta oggi in un articolo a firma di Salvo Palazzolo che l’11 maggio scorso, il boss palermitano Filippo Graviano, condannato per le stragi del ’92 e del ’93, non utilizzava mezzi termini all’ora d’aria per commentare l’ultima puntata di Non è l’Arena, andata in onda la sera precedente: «Quell’uomo… di Giletti e quel… di Di Matteo stanno scassando la minchia»:

Parlando con lo ndranghetista Maurizio Barillari diceva ad alta voce, come se volesse essere sentito dagli agenti del Gom (il reparto mobile della polizia penitenziaria) che lo sorvegliavano: «Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono il…». Si era parlato di scarcerazioni nel talk di Giletti e del caso sollevato dal pm Nino Di Matteo, per la mancata nomina a direttore delle carceri. I boss non avevano gradito la puntata.

Lo rivela Lirio Abbate, il vice direttore dell’Espresso in un libro-inchiesta, si intitola U Siccu — Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi (Rizzoli), da oggi in libreria. Il fratello di Filippo, Giuseppe, pure lui rinchiuso al 41 bis, se la prendeva anche con Abbate, che aveva partecipato alla puntata del 10 maggio chiamando in causa i fratelli terribili di Cosa nostra, i boss di tanti misteri. Il giorno dopo, Giuseppe Graviano scriveva alla moglie, Rosalia Galdi: «Purtroppo questa è l’Italia, politici e magistrati litigano per i loro imbrogli e fanno leggi restrittive, sempre per celare i loro malaffari, contro chi è stato ristretto, tipo la polemica di questi giorni, altresì hanno messo, come di consueto, il mio nome che non c’entra niente».

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Le parole dei boss sono finite in alcune informative del Gom: «La sera del 10 maggio, quasi tutti i detenuti al 41 bis erano davanti al televisore», hanno scritto gli agenti della polizia penitenziaria. Insulti anche per Rita Dalla Chiesa, la figlia del prefetto ucciso nel 1982 a Palermo, ospite assidua di Giletti: è stato il boss palermitano Benedetto Capizzi, un altro irriducibile della Cupola di Riina, a commentare polemicamente i suoi interventi.

E poi se l’è presa con i giornalisti: «È colpa loro, se no a quest’ora stavo fuori anch’io». Qualche giorno prima, il 6 maggio, Repubblica aveva rivelato la lista dei 376 mafiosi scarcerati durante la stagione dell’emergenza Coronavirus, quella mattina il ministro Bonafede annunciò un decreto per riportare in carcere i boss.

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