Gianni Alemanno e i voti chiesti a Buzzi per le Europee

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-04

L’ex sindaco di Roma correva per Fratelli d’Italia. Buzzi si rivolse alla ‘ndrangheta. Giorgia Meloni oggi chiede le dimissioni del sindaco. Ma del suo compagno di partito (nel frattempo autosospesosi) non parla

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Giorgia Meloni torna a chiedere le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino su Facebook dopo la seconda tranche di arresti per l’inchiesta Mafia Capitale. E lo fa proprio mentre dalle carte dell’inchiesta emerge il coinvolgimento di un esponente di spicco del suo partito Fratelli d’Italia, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, nel sistema di Buzzi e Carminati. Alemanno si è autosospeso dal partito nel dicembre scorso, subito dopo lo scoppio dell’inchiesta.
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GIANNI ALEMANNO E I VOTI CHIESTI A BUZZI PER LE EUROPEE
Per le elezioni al parlamento europeo del maggio 2014, infatti, Gianni Alemanno, chiese l’appoggio a Salvatore Buzzi. Ques’ultimo si sarebbe mosso per ottenere il sostegno alla candidatura anche agli uomini della cosca ‘ndranghetista dei Mancuso di Limbadi. Il giudice Flavia Costantini lo ricorda nel capitolo dell’ordinanza di custodia dove vengono descritti i rapporti e “cointeressenze di natura economico/criminali tra “Mafia Capitale” e la cosca calabrese”. “Un ulteriore tassello idoneo a corroborare il rapporto di reciproco riconoscimento tra le due organizzazioni – scrive il giudice – è costituito dai riscontri intercettivi effettuati in occasione delle elezioni del Parlamento Europeo 2014, che hanno visto il politico Giovanni Alemanno, candidato nella lista “Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale”, nella circoscrizione Sud”. Le indagini hanno consentito di rilevare come “a fronte di una richiesta di sostegno da parte di Alemanno, sin dalla fine del mese di marzo 2014 Buzzi avesse espressamente richiesto, per il tramite di Giovanni Campenni’, appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo e’ ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma”.
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LE CHIACCHIERE TRA BUZZI E CARMINATI
Buzzi, in una conversazione con Massimo Carminati intercettata il 21 marzo del 2014, riferiva l’esito di un incontro avuto poco prima con Alemanno presso gli uffici della “Commissione Commercio” a Roma. “Buzzi – scrive ancora il gip – riferiva del sostegno richiesto in quell’occasione dall’ex primo cittadino (“no, no era pe’ la campagna elettorale … una sottoscrizione e poi se candida al sud”) e rappresentava al sodale come avesse individuato Campenni’, indicato con il solo nome di battesimo, quale strumento idoneo per assecondare tale richiesta (“.. da Giovanni … gli famo fa ..”). Buzzi, il giorno seguente – si legge ancora nell’ordinanza – contattava “Giovanni Campenni’, al fine di interessarlo per “da ‘na mano a Alemanno .. in campagna elettorale …”. Il tentativo “di Buzzi di mascherare, in maniera evidentemente strumentale con l’interlocutore (“sto numero e’ intercettato … pero’ so telefonate legali ..”), l’illecita richiesta pervenutagli, facendola passare come innocua e legittima istanza volta ad ampliare il consenso elettorale (“… basta che non sia voto di scambio …. tutto e’ legale … uno po’ vota’ gli amici???!!!”), nell’ambito di una circoscrizione elettorale particolarmente ampia (“… mica puo’ venire li!!! Scusa … no perché la circoscrizione e’ grandissima …. e’ Abruzzo …. Campania …. la Calabria …. Puglia …. Basilicata ….. come cazzo fa? … e’e’e’ ….”)”. Il fatto “veniva perfettamente compreso da Campenni’, il quale, avendo evidentemente ben inteso il vero senso della richiesta (“ah ste chiamate so legali??? …”), aderiva prontamente alla richiesta, non potendo evitare, tuttavia, di sottolineare la propria capacita’ di poter attingere a un ampio bacino di consensi pilotabili, facendo ricorso a una metafora particolarmente espressiva (“va bene …. allora …. e’ qua la famiglia e’ grande…un voto gli si da)”.
 
ALEMANNO INTANTO QUERELA TUTTI
“Dopo la lettura dei giornali di oggi ho deciso di querelare per diffamazione il sindaco Ignazio Marino, Francesco Merlo per un articolo pubblicato su ‘La Repubblica’ e Pietrangelo Buttafuoco per un articolo pubblicato sul ‘Il Fatto Quotidiano'”. Lo dichiara in una nota Gianni Alemanno. “Sia nelle dichiarazioni del Sindaco sia negli articoli pubblicati dai due commentatori si da infatti per scontato che io abbia richiesto attaverso Buzzi voti all’ndrangheta per le elezioni europee del 2014. Basta leggere l’ordinanza del gip Flavia Costantini per comprendere che non c’e’ nessun fondamento concreto in queste affermazioni. Io mi sono limitato a chiedere un aiuto elettorale a Salvatore Buzzi nella sua veste di esponente della cooperazione sociale e quando questi non era inquisito e neppure lontamemente sospettato di un qualsiasi collegamento con gruppi mafiosi”, aggiunge la nota dell’ex sindaco di Roma. “Cosi’ come ho fatto con altri esponenti di organizzazioni di categorie, la mia richiesta rientrava in una lecita attivita’ di raccolta di consenso. E’ evidente che se questa mia richiesta poi e’ stata canalizzata da Buzzi nei confronti dell’ndrangheta cio’ deriva solo da una sua autonoma scelta di cui io non sono stato fatto neppure lontanamente partecipe. E in ogni caso, come ho gia’ evidenziato, basta guardare i riscontri delle preferenze per comprendere che in realta’ nessun supporto e’ stato portato a me e tanto meno alla lista di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale nei comuni di maggior radicamento dei clan ndranghetisti: a Limbadi ho preso solo 5 preferenze su 981 votanti e al comune di Nicotera 14 preferenze su 1901 votanti”, conclude Alemanno.

Leggi sull’argomento: Quando Alemanno voleva cacciare i nomadi da Roma

 

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