Attualità

Il Fatto e Il (presunto) lavoro nero di Renzi con il padre Tiziano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-30

Marco Lillo all’attacco per il lavoro nella Chil Post del 1998: «Il Fatto da tre anni sa di questa discrasia ma non ne ha mai scritto. Semplicemente perché non ci sembra una grande notizia»

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Mentre Tiziano Renzi annuncia querele a Luca Telese e a manca per le accuse di lavoro nero nelle sue aziende di famiglia, Marco Lillo sul Fatto Quotidiano va all’attacco del babbo e del figlio:

In questi giorni si sono scatenati alla ricerca dei contributi versati a Luigi Di Maio dieci anni fa quando il figlio dava una mano nei cantieri dell’impresa della mamma. Di Maio ha pubblicato i suoi documenti sul Blog M5S. Matteo Renzi non lo ha mai fatto e allora abbiamo deciso di farlo noi, sempre per aiutare i colleghi.

A leggere il tabulato certamente i grandi quotidiani si avventeranno su una notizia che a noi sembra inesistente ma che a loro appare evidentemente uno scoop: Matteo ha dato una mano nella società a babbo e mamma Laura senza che al l’INPS risultasse nulla nel 1998. Lo racconta al Fatto un ex co.co.co della Chil. Matteo Renzi – secondo la nostra fonte – andava con il furgone a portare i giornali agli strilloni che dovevano vendere le copie della Nazione agli eventi.

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Il 3 gennaio 1998, per esempio, Matteo è andato ad Assisi a portare i giornali nella giornata in cui Papa Giovanni Paolo II andò a portare solidarietà ai terremotati. Ebbene, secondo i canoni rigidi in voga oggi, dovremmo chiedere conto all’amministratrice, cioè a mamma Laura, perché i primi versamenti all’IN PS risultino solo nel 1999. Quell’anno risulta infatti una retribuzione a Matteo di 6 mila e 800 euro. Nel 2000 lo stipendio da co.co.co. sale a 10 mila. Il Fatto da tre anni sa di questa discrasia ma non ne ha mai scritto. Semplicemente perché non ci sembra una grande notizia che Matteo lavorasse per Tiziano come un figlio che aiuta il babbo senza contratto.

Ora però i grandi quotidiani potranno scatenarsi a fare domande simili a quelle poste a Di Maio. Certamente Matteo metterà on line i contributi versati all’Inps nel 1998 come ha fatto Di Maio. Noi non lo abbiamo mai chiesto. Mentre ci piacerebbe tanto che Matteo pubblicasse il bonifico con la cifra esatta del Tfr da lui incassato quando si è dimesso finalmente dalla Chil, nel 2014, dopo essere stato nominato premier. Il Tfr è per noi il frutto del giochino dell’assunzione da parte della Chil nel 2003.

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