Diego Fusaro e il complotto del coronavirus mandato dagli USA

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-30

Grande show del turbofilosofo fondatore di Vox Italia che adombra la possibilità di guerre batteriologiche dietro la curiosa “strategia filo-atlantista” del virus cinese. Ma il vero problema è chi lo invita in trasmissione, non quello che dice

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«Questo coronavirus deve essere un virus particolarmente intelligente e scaltro se emerge proprio nel momento di massima criticità del rapporto tra USA e Cina. È un virus che va a scompaginare il mondo cinese mettendolo in ginocchio». Il turbofilosofo Diego Fusaro da qualche tempo è tornato in televisione su La 7 e oggi a Coffe Break ci ha tenuto a dire la sua su un argomento sul quale non sembra essere particolarmente ferrato: il coronavirus 2019-nCoV.

I “dubbi” di Diego Fusaro sulla strategia “atlantista” del coronavirus

Ma non è poi così importante perché come spiega l’allievo indipendente di Hegel e Marx il compito del filosofo è quello di sollevare dubbi, mica di dire cose sensate. Continua Fusaro: «se non fosse un virus e quindi un essere che non ha intelligenza sarebbe da pensare che ha un’intelligenza strategica filo-atlantista non indifferente». Ma, sembra di capire, dal momento che per Fusaro il virus non ha intelligenza non è possibile imputargli una capacità decisionale o un pensiero strategico (filo-atlantista o altro).

Bisogna quindi volgere lo sguardo altrove, perché il virus è e non può non essere e non fa altro che fare ciò per cui esiste: infettare quanti più individui possibili per garantirsi la sua sopravvivenza. Ma appunto non avendo il virus né un’intelligenza né un volere suo proprio perché è spuntato fuori proprio ora che i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono ai minimi termini? Posto che sono almeno quattro anni che i rapporti tra Washington e Pechino non sono esattamente cordiali Fusaro un’idea ce l’ha. Perché ha notato qualcosa che forse ad altri è sfuggito: «quello che mi ha stupito è il fatto che che stato trattato come se si trattasse di qualcosa di naturale, alla stregua di uno tsunami o di un terremoto, trascurando completamente il retroscena politico che potrebbe esserci in questa vicenda. Ormai siamo nel tempo delle guerre batteriologiche e delle armi chimiche di distruzione di massa quindi non trascurerei questa pista». Il filosofo, come detto, certezze non ha. Ma il turbofilosofo con la sua turbovisione vede i retroscena nascosti. Innanzitutto il virus non è naturale come lo sono gli tsunami o i terremoti – c’è chi dissentirebbe anche su questa affermazione dicendo che sono anche quelli eventi che possono essere usati come arma dai soliti poteri forti- ma è qualcosa d’altro. Se non è naturale allora è innaturale, o meglio: artificiale.

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Della genesi del coronavirus, di come abbia fatto il balzo dall’animale all’uomo, si sa ancora troppo poco. C’è anche chi ha sollevato il dubbio (ma attenzione, non era un filosofo quindi non era un dubbio professionale) che il virus potesse essere “fuggito” da un laboratorio cinese, una sorta di errore umano alquanto catastrofico. Di nuovo: nessuno lo sa. Per Fusaro però – che curiosamente esclude completamente questa ipotesi – tutto è riconducibile alla grande battaglia tra Cina e USA e quindi al fatto che il virus possa essere un’arma di tipo batteriologico spedito in Cina da fuori. Non sia mai infatti che il filosofo dubiti del governo cinese (il quale per inciso non è che sia stato trasparente nemmeno sulla conta dei contagiati). La colpa deve essere senz’altro del Capitale e del turboliberismo. E chi meglio degli Stati Uniti può incarnare il nemico della Cina? Ma appunto, Fusaro non ha certezze. Ed il problema non è nemmeno lui. Il problema sono quegli autori di quei programmi (e quei conduttori, diciamocelo) che continuano ad invitarlo in trasmissione. E lo fanno non tanto perché la sua sia un’opinione imprescindibile (tanto varrebbe chiedergli consigli di cucina) quanto perché sanno che il turbofilosofo sovranista prima o poi regala delle perle come questa. Piccole chicche che fanno tanta pubblicità e che – come in un perverso intrattenimento infinito – spingeranno gli spettatori a non perdersi la prossima sparata del nostro. In questo senso, e spiace un po’ per lui, Fusaro ha la stessa utilità dei comici che ci intrattengono durante i talk show oppure dei siparietti tra Mauro Corona e Bianca Berlinguer. Contento lui.

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