La nave Diciotti in attracco a Trapani

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-11

Ieri è rimasta ferma nel Mediterraneo in attesa di un accordo tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle. Oggi l’approdo nel porto sicuro e le indagini sulla presunta ribellione a bordo

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La nave Diciotti sarà in attracco a Trapani in serata, lo fanno sapere fonti del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Dopo le polemiche tra Trenta e Toninelli da una parte e Salvini dall’altra la nave della marina militare italiana che ha preso in carico i naufraghi salvati dalla Vos Thalassa ha finalmente ricevuto dal ministero dell’Interno il porto sicuro in cui approdare: ieri è rimasta tutto il giorno ferma nel Mediterraneo in attesa di un accordo tra la Lega e il MoVimento 5 Stelle.

La nave Diciotti in attracco a Trapani

I 67 migranti (58 uomini, 3 donne e sei minori) erano stati recuperati e salvati in acque Sar libiche, poi si era reso necessario il loro trasbordo sull’unità militare perché c’erano stati momenti di tensione, in quanto secondo le mail spedite dalla nave alcuni dei soccorsi hanno minacciato e spintonato equipaggio e ufficiali perché avevano paura di essere riportati di nuovo in Libia. A Trapani funzionari di Polizia dovrebbero salire a bordo della Diciotti  per individuare le persone che avrebbero alimentato la tensione sul rimorchiatore Vos Thalassa e quindi valutare la loro posizione dal punto di vista penale. In più si tratterà di decidere per gli altri, ovvero se procedere subito o meno all’espulsione degli adulti o all’accoglienza dei minori.

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Le comunicazioni della Vos Thalassa con la capitaneria di porto (Corriere della Sera, 11 luglio 2018)

Secondo successive comunicazioni del ministero dell’Interno ad essere accusati di aver minacciato l’equipaggio del Vos Thalassa erano due persone, un ghanese e un sudanese. Il ministro Salvini ha però detto lasciando un vertice con il presidente del Consiglio a Palazzo Chigi che per la nave Diciotti “se c’è gente che ha minacciato e che ha aggredito, non sarà gente che finisce in un albergo ma che dovrà finire in una galera”. “E quindi io – prosegue il responsabile del Viminale – non darò autorizzazione a nessun tipo di sbarco finché non ci sarà garanzia per la sicurezza degli italiani che delinquenti, che non sono profughi, che hanno dirottato una nave con la violenza, finiscano per qualche tempo in galera e poi vengano riportati rapidamente nei loro paesi. Fino a che non avrò queste garanzie non ci sarà nessun sbarco”. E a chi gli chiede da chi attenda tali garanzie, “da chi le deve dare, che non è il ministro dell’Interno”, chiarisce. Quanto al numero di migranti coinvolto nelle minacce all’equipaggio, “stiamo raccogliendo testimonianze”.

Leggi sull’argomento: Trenta e Toninelli contro Salvini: la guerra dei ministri per il caso Vos Thalassa

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