Attualità
I tre fermi per l’omicidio e lo stupro di Desirée Mariottini
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-25
I fermati, in concorso con altre persone in via di identificazione, nel pomeriggio del 18 ottobre scorso avrebbero, secondo l’accusa, “somministrato sostanze stupefacenti alla minore in modo da ridurla in stato di incoscienza” e ne “hanno abusato sessualmente, così cagionandone la morte avvenuta nella notte del 19 ottobre”
Nella notte il personale della Squadra Mobile di Roma e del commissariato San Lorenzo hanno eseguito il decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di G.M., nato in Senegal il 20 novembre 1991, irregolare sul territorio italiano, e M.B., nato in Senegal il 19 agosto 1975, irregolare sul territorio italiano, ritenuti responsabili, in concorso con altri soggetti in via di identificazione, dei reati di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti e omicidio volontario di Desirée Mariottini, la ragazza di 16 anni uccisa in via dei Lucani a San Lorenzo. Una terza persona è stata fermata poco fa.
I tre arresti per l’omicidio e lo stupro di Desirée Mariottini
Gli investigatori stavano cercando altri due complici coinvolti nella morte della ragazza. I fermati, in concorso con altre persone in via di identificazione, nel pomeriggio del 18 ottobre scorso avrebbero, secondo l’accusa, “somministrato sostanze stupefacenti alla minore in modo da ridurla in stato di incoscienza” e ne “hanno abusato sessualmente, così cagionandone la morte avvenuta nella notte del 19 ottobre”. In questura sono stati ascoltati anche sei testimoni, tra i quali le tre amiche più grandi che la sera in cui la sedicenne è morta erano con lei, un senegalese, che ha raccontato di averla vista stesa in un letto, già senza vita, con una coperta tirata fin sopra le orecchie, mentre una delle amiche piangeva e urlava che la avevano uccisa e violentata, un sudamericano e altre due persone.
Gli aggressori avrebbero abusato di lei dopo averla drogata con un cocktail di sostanze. «Desirée si era presa il tranquirit, aveva fumato il crack e si era fatta di eroina, si bucava lei. Un mix micidiale che l’ha stordita e quelli le hanno dato la roba per indebolirla, lasciarla indifesa e approfittarne – racconta una tossicodipendente di origine slava appena uscita dalla Questura dopo avere testimoniato – io l’ho vista viva fino all’1.30. Sì l’hanno violentata, prima che andassi via c’erano quattro uomini con noi». Desirée non aveva documenti, la avevano identificata dalle impronte digitali. Sbagliando: nel database interforze, quelle impronte – a quanto pare- risultavano appartenere a una 25enne, fermata tempo prima a Cisterna di Latina con una piccola dose di stupefacente in tasca. Forse era proprio Desirée che aveva fornito false generalità. Ma a quel punto, in un verbale troppo sbrigativo, gli agenti avevano catalogato il caso come un decesso per overdose, scrivendo che la ragazzina era vestita.
Desirée Mariottini e il padre Gianluca Zancheddu
Due settimane fa Desirée era stata denunciata per spaccio di hashish e di pasticche di Rivotril (un antidepressivo). Il nonno materno è un ex funzionario del Comune e sindacalista Cisl, la nonna era cancelliera alla procura di Latina, la mamma Barbara è impiegata alla Regione Lazio. Era rimasta incinta di Desirée a 15 anni, il padre Gianluca Zuncheddu è un pregiudicato con una sfilza di precedenti proprio per spaccio di droga. Alessandra Ziniti su Repubblica racconta gli ultimi mesi di vita della ragazza:
«Mi picchia, non riesco a gestirla…Gianluca vai a prendere Desy ma non menarle, chiama l’ambulanza, qualsiasi cosa». È una madre disperata quella che ad agosto decide di rivolgersi all’ex marito che ha il divieto di avvicinarsi alla famiglia per chiedergli di aiutarla a recuperare Desy. Non è più storia di spinelli, di hashish, adesso c’è l’eroina e Barbara lo sa. Lo ammette anche Desy davanti ai poliziotti del commissariato dove è andata a denunciare suo padre che l’ha riportata a casa con due schiaffoni.
Ma nessuno riesce a fare niente per lei e quando i servizi sociali le propongono la comunità fugge di nuovo. «Lei era fragile, chiusa ma ribelle. Quel piccolo handicap alla gamba che la faceva un po’ zoppicare la condizionava e voleva sentirsi accettata. Forse anche per questo non si tirava mai indietro. Qui ormai non abbiamo più niente, non un cinema, un posto di aggregazione sociale, le ragazzine a quell’età cercano solo lo sballo, le emozioni forti, i ragazzi grandi».
Mamadou Gara: uno dei fermati era stato espulso
Il senegalese Mamadou Gara, uno dei fermati per la morte di Desirée Mariottini – a quanto si apprende da fonti investigative – aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed aveva ricevuto un provvedimento di espulsione firmato dal prefetto di Roma il 30 ottobre 2017. L’uomo si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico. L’altro senegalese fermato, Brian Minteh, aveva presentato alla questura di Roma il 24 agosto 2017 istanza di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, a seguito di una decisione adottata dal tribunale di Roma il 12 febbraio 2015. La questura era in attesa di integrazioni documentali perché la domanda risultava carente della prescritta iscrizione anagrafica.
E’ di nazionalità nigeriana il terzo uomo, di 40 anni, posto in stato di fermo dalla Questura di Roma, al termine dell’interrogatorio condotto dagli uomini della Squadra Mobile, per la morte di Desiree Mariottini, la 16enne deceduta la scorsa settimana a San Lorenzo per una sospetta overdose dopo aver probabilmente subito una violenza sessuale. L’uomo sta per essere condotto via dalla Questura.