Il cucciolo di orso che ritrova la mamma al Parco nazionale d’Abruzzo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-24

Le immagini del video pubblicato dal Parco documentano la vicenda che è cominciata durante la settimana di ferragosto, quando un maschio in buone condizioni di salute, è stato catturato meccanicamente senza anestesia per ridurre al minimo le manipolazioni, e rilasciato in quota, nell’area di presenza delle femmine. Poi si è ricongiunto con la famiglia e i due fratelli

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La storia, documentata dal Parco Nazionale d’Abruzzo, somiglia a quelle di Jean Jacques Annaud: un cucciolo di orso bruno marsicano che era stato ritrovato da solo lungo una strada all’interno del parco il 15 agosto scorso, si è ricongiunto alla madre grazie ad una operazione dei Tecnici del Servizio Scientifico e di Sorveglianza del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le immagini del video pubblicato dal Parco documentano la vicenda che è cominciata durante la settimana di ferragosto, quando il Parco con i suoi Servizi Tecnici e con i Guardiaparco si è attivato per osservare il cucciolo e cercare di comprendere cosa potesse essergli accaduto. Generalmente infatti, a 6-7 mesi i cuccioli sono ancora nel nucleo familiare. La presenza di un cucciolo da solo indicava o un abbandono da parte della madre,  la morte della stessa, oppure una separazione traumatica (ad esempio l’attacco da parte di un maschio adulto o altri fattori di disturbo).

In accordo con l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) e il Ministero dell’Ambiente si è stabilito di mettere in campo tutte le azioni necessarie per favorire il ricongiungimento del cucciolo con la madre. Nella stessa area, infatti, i tecnici del Parco, durante le sessioni di monitoraggio per la conta delle femmine con i cuccioli, hanno verificato la presenza di due nuclei familiari. Diverse esperienze europee ed internazionali documentano che i gruppi familiari possono ricongiungersi fino a 14 giorni dopo il verificarsi di eventi traumatici. Inoltre, sono stati anche documentati casi di adozione da parte di altre madri. I biologi del Parco erano fiduciosi che anche nel caso in cui il cucciolo non si fosse associato a nessuna femmina, sarebbe potuto sopravvivere. Infatti, già a partire da 6-7 mesi i cuccioli sono considerati autosufficienti da un punto di vista alimentare, ma i pericoli che corrono, senza la madre, sono tanti, come è successo per la vicenda dell’orsa Sebastiana e dei suoi cuccioli.

Il 15 agosto il cucciolo, un maschio in buone condizioni di salute, è stato catturato meccanicamente senza anestesia per ridurre al minimo le manipolazioni, e rilasciato in quota, nell’area di presenza delle femmine. Nella zona di rilascio sono presenti numerosi cespugli di ramno, le cui bacche sono un potente attrattivo per gli orsi. Il cucciolo, al momento del rilascio è apparso subito reattivo e si è allontanato immediatamente dagli operatori. Per i successivi giorni il personale del Parco ha organizzato turni di osservazione sia al tramonto che all’alba. Il 17 agosto si è avuta la certezza che il cucciolo si fosse ricongiunto ad una femmina con due piccoli. Da quel momento e fino a qualche giorno fa, i tre cuccioli sono stati sempre osservati insieme alla madre. Il rilascio del cucciolo in un rameto ha sicuramente creato le condizioni ideali per la riuscita dell’operazione. In questa stagione, infatti, la maggiore parte degli orsi frequenta queste aree. In estate gli orsi, soprattutto le femmine con piccoli, hanno bisogno di quasi 20.000 kcal al giorno, e le bacche di ramno sono molto energetiche (0,8 kcal/frutto). Per queste ragioni è fondamentale che gli orsi possano alimentarsi a lungo e indisturbati.

“L’intervento sul cucciolo di orso realizzato il 15 agosto scorso, ha permesso, grazie allo straordinario impegno dei tecnici del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, di ricongiungere l’orsetto alla madre e rappresenta un’ottima notizia per questa popolazione fortemente minacciata. Il Parco ha agito in costante contatto con ISPRA e il Ministero dell’Ambiente – ha dichiarato Piero Genovesi – Responsabile “Servizio per il Coordinamento della Fauna Selvatica” di ISPRA, e il protocollo di intervento è stato definito in collaborazione con gli esperti di ISPRA, riducendo al minimo i contatti degli operatori con il cucciolo per prevenire l’insorgere di comportamenti di confidenza con l’uomo che rappresentano un forte rischio per il successo delle operazioni di recupero di questi animali. Si è inoltre riusciti ad evitare l’anestesia e la marcatura del piccolo, minimizzando così ogni possibile stress”. “Questa storia a lieto fine, diversamente dall’altra – dichiara il Vicepresidente del Parco Augusto Barile – ci offre uno spunto per ragionare sulla necessità di rispettare le regole e le indicazioni dell’Ente Parco. La chiusura temporanea di alcuni sentieri che attraversano i ramneti cosi come il divieto di abbandonare i tracciati ufficiali hanno proprio lo scopo di garantire la tranquillità degli orsi in questa fase critica del ciclo vitale. La conservazione dell’orso dipende da ciascuno di noi”.

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