Attualità
Cosa succede in Lombardia quando serve un tampone di urgenza
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-31
“L’altro giorno serviva un tampone d’urgenza , che deve arrivare entro 90 minuti se il paziente è grave. È arrivato dopo quattro ore, perché mancano i reagenti”
Il Fatto Quotidiano oggi pubblica un dossier sui tamponi nel quale spicca un aneddoto che riguarda la Regione Lombardia, non a caso spesso accusata di fare magheggi proprio su questi dati:
“L’altro giorno serviva un tampone d’urgenza , che deve arrivare entro 90 minuti se il paziente è grave. È arrivato dopo quattro ore, perché mancano i reagenti”. A confidare l’ordinaria emergenza di molti ospedali lombardi, è un medico del Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La carenza dei reagenti per processare i tamponi c’è in tutta l’Italia, ma in Lombardia di più.“Le riserve scarseggiano”, spiega il biologo di un laboratorio pubblico regionale che chiede l’anonimato, “le consegne arrivano una volta alla settimana e sono sempre più incostanti”. E così il tampone viene dirottato ai privati. A pagamento.
Perché i reagenti sono merce rara? I motivi vanno dal sistema degli acquisti alla dipendenza da un pugno di monopolisti, fino alla mancanza di una efficace regìa regionale. Per processare i tamponi in maniera massiva, si usano robot i quali funzionano solo con i reagenti della società che li aveva venduti. È il “circuito chiuso”. Laboratori pubblici e privati utilizzano gli stessi robot: in un periodo di scarsa offerta diventano concorrenti. Solo che, mentre il privato può contrattare le forniture alla fonte, il pubblico dipende da Aria, l’Azienda regionale per gli acquisti. E così si perpetua il circolo vizioso: il pubblico non ha reagenti, dirotta i tamponi al privato, che li ha perché li acquista dai produttori, che non ne hanno più per il pubblico…