Attualità
I 102mila morti di Coronavirus negli USA
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-29
Secondo alcuni studi se Trump avesse preso l’iniziativa di dichiarare il lockdown una settimana prima rispetto al 13 marzo, quando dichiarò l’emergenza nazionale, i morti sarebbero stati almeno 36mila di meno
Gli Stati Uniti hanno certificato 102mila vittime per il Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 nel paese, su una popolazione di 327milioni di abitanti. Numeri impressionanti ma ancora inferiori all’Unione Europea, che ha 163mila morti per una popolazione di 513 milioni di abitanti. Il Messaggero calcola oggi l’indice dei decessi: gli Usa sono dietro,con circa 31 morti ogni 100mila abitanti, mentre la Ue è poco più su con 32. Senza considerare che in alcuni Paesi europei l’indice è molto più alto: 81 in Belgio, 58 in Spagna, 55 nel Regno Unito, 54 in Italia e 43 in Francia. Il quotidiano spiega però che secondo alcuni studi autorevoli se Trump avesse preso l’iniziativa di dichiarare il lockdown una settimana prima rispetto al 13 marzo, quando dichiarò l’emergenza nazionale, i morti sarebbero stati almeno 36mila di meno.
D’altro canto, se finora i decessi sono stati percentualmente meno che in Spagna, nel Regno Unito o in Italia, si deve non a lui, ma alla prontezza di reazione di certi governatori e di certe aziende. Esemplari sono lo Stato di Washington con la città di Seattle, dove è avvenuto il primo decesso americano da covid-19 lo scorso 29 febbraio e dove già il 4 marzo la Microsoft, d’accordo con le autorità sanitarie della città, chiudeva per prima negli Usa gli uffici e faceva lavorare i suoi impiegati da casa.
La leadership di Bill Gates in quei primi giorni è poco nota, ma su suo esempio, molte altre aziende hanno fatto lo stesso, seguite dai provveditorati e dagli uffici pubblici. Quando il governatore ha annunciato il lockdown, il 23 marzo, non era che il riconoscimento di uno stato di fatto. Come lo Stato di Washington, anche New York ha agito presto, con il governatore Andrew Cuomo che annunciava lo «stato di emergenza» il 7 marzo, e la conseguente chiusura delle scuole.
Ma anche New York si sarebbe allertata molto prima, risparmiando chissà quante delle 24 mila vite immolate nello Stato al coronavirus, se il presidente avesse agito e dato retta già a gennaio ai briefing che gli venivano sia dall’intelligence che dalle autorità sanitarie sul rischio della pandemia. Invece, a fine febbraio Trump andava in visita di Stato in India. E mentre era in viaggio, Nancy Messonnier, una delle dirigenti dei Cdc, ammonì che il virus non era contenuto e si rischiava l’epidemia.