Attualità
Gli insulti alla coop che ha ospitato Guerlin Butungu
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-09-04
Un nutrito gruppo di utenti facebook ha deciso che se qualcuno commette un reato la colpa è di chi gli ha fornito un servizio anni prima. E sulla pagina della coop Labirinto di Pesaro è partita la caccia al buonista pakato da Buzzi e Carminati
State attenti a non affittare casa a qualcuno che poi potrebbe rapinare una banca: potrebbe essere colpa vostra. Sta accadendo esattamente questo alla Cooperativa Sociale Labirinto di Pesaro, colpevole, secondo una moltitudine di utenti Facebook, di aver ospitato nelle sue strutture per l’accoglienza Guerlin Butungu, uno dei quattro accusati di stupro a Rimini. La responsabile della Sezione Migranti della Cooperativa Labirinto, Cristina Ugolini, ieri ha rilasciato un’intervista per dire che Butungu non aveva avuto problemi di comportamento nel periodo in cui era stato da loro.
Gli insulti alla coop che ha ospitato Guerlin Butungu
Butungu il 25 novembre del 2015 era entrato, ha raccontato ieri Rtv San Marino, nella prima accoglienza nella comunità di Acquaviva di Cagli (PU). Dopo aver ricevuto lo stato di rifugiato entrò nello Sprar Invictus di Pesaro da settembre 2016 fino al 22 aprile 2017, abitando nella struttura collettiva Freedom di Pesaro che accoglie 15 rifugiati. Ha seguito corsi di cameriere dal 19 dicembre 2016 all’11 gennaio 2017 nel ristorante fanese “La Perla”. Ha svolto anche un tirocinio lavorativo prima di lasciare lo Sprar. “Mai creato problemi né avuto comportamenti inadeguati, seguendo le regole del servizio”, ha detto la Ugolini. I commenti sulla pagina Facebook sono cominciati ieri pomeriggio:
E hanno raggiunto l’apice in un post del primo settembre: “Schifosi, organizzate anche eventi?!?! Certo, tanto siete in grado visto come addomesticate bene le vostre scimmiette!!! VERGOGNOSI!!! ESISTONO SOLO I SOLDI VERO?!?!”, scrive Ermanno che evidentemente si fa pagare lo stipendio in fiori a fine mese; “Se fossi in voi rifletterei su certi soggetti che ospitate ma immagino non abbiate le palle per farlo”, sottolinea invece Vincenzo, evidentemente dotato di capacità predittive.
Tra i commenti c’è chi, come Federica, che invece difende la Labirinto: “Vorrei esprimere tutta la mia solidarietà a questa cooperativa. Non so che gusto provate a insultare chi con impegno si occupa del sociale. Dare sostegno ai profughi è un dovere, purtroppo può accadere che in mezzo a loro ci siano delle mele marce ma è un rischio che si può anche correre quando ci si adopera a salvare altre vite umane”.
Le colpe di chi aiuta i rifugiati
Insomma, l’ondata di Facebook ha deciso: se uno commette un crimine ci sono delle colpe ben precise in capo a chi gli ha fornito un servizio previsto dalla legge tempo fa, e addirittura si era messo in testa di farlo lavorare. Una vergogna, e glielo dicono quasi tutti. “Chi ha detto che è un dovere aiutarli?!?! Vai in Africa a fare la samaritana invece di portare la merda in Italia!”, rispondono a Federica. Oppure: “io non voglio correre il rischio di essere stuprata per salvare gli altri e tu non hai nessun diritto di chiederlo agli altri!!! atteggiamento arrogante!”.
In tutto ciò la cooperativa prova comunque ad abbozzare una risposta: “In riferimento alle conversazioni che si sono sviluppate sulla pagina Facebook della cooperativa, è comprensibile che le persone, d’istinto, possano andare oltre la realtà contingente, nell’impotenza che tutti provano di fronte a questo orribile reato, ma è altrettanto vero che alcuni di questi commenti non sono costruttivi né di aiuto alle vittime, e non possono in alcun modo essere utili al dialogo attorno alla complessa tematica delle migrazioni. Quanto è accaduto è un reato grave, e come tale va condannato”.
Ma la risposta non è piaciuta più di tanto: “Vi siete arricchiti sfruttando l’immigrazione clandestina ed adesso guarda guarda come frignate e chiamate la maestra per 2 insulti che meritatamente vi prendete. VERGOGNATEVI (ma tanto una coscienza non l’avete)!”. Invece chi sta insultando gente che fa il suo lavoro per colpa di un reato commesso da un terzo è un vero coraggioso.